Ciclo del credito in fase terminale: portafogli obbligazionari da ribilanciare contro i rischi estremi

a cura di Lemanik

“Agosto 2017 segnerà il decimo anniversario della grande crisi finanziaria, iniziata nell’estate del 2007 e, a dispetto delle gigantesche iniezioni di liquidità operate dalle banche centrali in questi anni, la crescita globale non è mai riuscita a tornare ai livelli pre-crisi. Dalla fine del 2016, tuttavia, le prospettive di crescita sono state gradualmente riviste al rialzo. La politica di rilancio della nuova amministrazione americana, che tanto ha influito su tali aspettative, potrebbe però non essere incisiva come previsto”. Questa la posizione di Fabrizio Biondo, gestore del fondo Lemanik Active Short Term Credit Fund, al Workshop sulle strategie alternative di Lemanik, tenutosi oggi all’Hotel Four Seasons di Milano.

“Oggi il debito mondiale ha raggiunto livelli critici e difficilmente sostenibili nel lungo termine”, spiega Biondo. “La sostenibilità di tale debito è stata temporaneamente garantita dal commissariamento dei mercati obbligazionari, mentre le banche centrali perseguivano apertamente, e continuano a perseguire, l’obiettivo di generare inflazione per eroderne il valore reale. In questo contesto, prende forma un piano alternativo di riassetto del sistema finanziario mondiale, ispirato al multilateralismo e incentrato su una nuova valuta di riserva a livello globale, potenzialmente ancorata all’unica moneta che non ha perso valore nella storia, i metalli preziosi.

“Per questi motivi diventa cruciale riconfigurare i portafogli a beneficio di investimenti protettivi contro scenari estremi ed elaborare strategie alternative. I tassi d’interesse non offrono protezione nel medio periodo e i mercati del credito dopo 9 anni di bull-market si trovano nella loro fase terminale, da cui è consigliabile uscire nella seconda metà del 2017. Le strategie alternative consentono di smussare o invertire la componente di direzionalità dei portafogli, riducendo la correlazione con i mercati di riferimento e l’effetto-gregge tipico dei fondi tradizionali. Consentono di beneficiare del rialzo della volatilità e delle dislocazioni che si generano tra i vari mercati in un’ottica relativa. Consentono infine di ridurre il rischio di illiquidità attraverso il maggiore ricorso a strumenti “unfunded”, preservando cash a sostegno dell’attività di rimborso”.

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