La Bce pesa più della Fed?

A cura di Larry Hatheway, capo economista di GAM

Continuiamo ad avere un outlook positivo sui mercati dato che i trend che abbiamo visto realizzarsi dal secondo semestre dell’anno scorso ai primi mesi del 2017 dovrebbero continuare. Quello che cambia sono i driver della performance di mercato. L’anno scorso e all’inizio del 2017, la propensione al rischio è stata sostenuta da dati sorprendentemente positivi in termini di crescita e dall’anticipazione di politiche a favore della crescita da parte della Casa Bianca, anche se l’intonazione da allora è mutata. Oggi il principale supporto per i listini azionari deriva dagli utili societari. Gli utili hanno messo a segno un rimbalzo a inizio anno negli Stati Uniti ma soprattutto nel Vecchio Continente e perfino in alcune aree degli Emergenti. I mercati obbligazionari, nel frattempo, sono rimasti sulla difensiva, principalmente per le attese di una FED intenzionata a proseguire il cammino di normalizzazione della propria politica monetaria e per la crescente percezione che anche la BCE adotterà verso fine anno una politica più neutrale.

L’incertezza politica negli Stati Uniti ha di recente lasciato il segno sui mercati facendo registrare una battuta d’arresto sulla scia di timori legati ai possibili impedimenti alla giustizia da parte dell’amministrazione Trump. Resta però difficile riuscire ad incorporare nel processo d’investimento quotidiano un aspetto come l’incertezza politica. Le tecniche precedenti, come ad esempio un posizionamento long verso la volatilità implicita, non hanno reso bene l’anno scorso. Riteniamo piuttosto che portafogli solidi composti da strategie differenti, comprese quelle relative value, market directional e carry rappresentino la soluzione migliore per fare fronte agli scossoni imprevedibili, compresi quelli legati alla politica.

Salvo possibili sorprese, il probabile esito delle prossime elezioni generali in Regno Unito è già ampiamente prezzato dai mercati. La sterlina ha recuperato sulla base della convinzione condivisa dalla maggioranza degli investitori di una vittoria storica da parte dei Conservatori, che rafforzi la modesta maggioranza alla Camera Bassa e che dia a Theresa May flessibilità nelle trattative con l’Europa. Detto ciò, anticipiamo alcune possibili sorprese negative una volta iniziate le negoziazioni per la Brexit. La posizione negoziale del Regno Unito, anche se rafforzata da una maggioranza alla House of Comoons, sarà debole rispetto alla posizione dell’Europa nel suo complesso e rispetto agli interessi dei singoli Paesi.

Negli USA ci aspettiamo che la FED continui il suo processo di normalizzazione dei tassi con un’ulteriore revisione al rialzo a giugno e, forse, ancora altri due entro la fine dell’anno. E’ anche probabile che entro fine anno la FED possa fare passi in avanti concreti in termini di normalizzazione del proprio bilancio, annunciando la modalità che intende seguire per ridurre gli asset in bilancio.

E’ invece dalla BCE che ci aspettiamo la possibile sorpresa maggiore. L’istituto di Francoforte al momento non sta solo mettendo in atto una politica monetaria estremamente accomodante, ma anche una predisposizione agli acquisti che è probabile subisca una cambiamento nel breve periodo. Il passaggio verso una politica più neutrale potrebbe arrivare anche a giugno, e probabilmente comunque non oltre settembre, fase in cui i mercati anticiperanno il tapering e la possibile la rimozione dei tassi di deposito negativi. Nella seconda metà dell’anno ci aspettiamo che saranno le scelte della BCE a condizionare in maniera significativa l’andamento dei mercati piuttosto che quelle della FED.

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