I consumi non garantiscono più la crescita Usa

“L’economia Usa ha beneficiato negli ultimi anni di un boom sul credito al consumo che ha permesso al sistema di recuperare in parte i danni prodotti dalla crisi. Oggi però ci troviamo al centro di una gigantesca bolla speculativa sugli asset finanziari e i consumi non sono più in grado di garantire la crescita”. È l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik Global Strategy Fund.
È probabile che si sia giunti in prossimità di un nuovo picco del ciclo del credito. “Un eccesso di credito nel settore dei consumi è un potenziale elemento negativo per il sostentamento della debole crescita americana che, senza l’apporto degli investimenti, non riesce ad andare oltre il 2% da tre anni” spiega Novelli. “Questa dinamica del credito al consumo è stata possibile grazie ai bassi tassi d’interesse ma rischia di spegnersi per due motivi: il debito privato è ritornato sopra i livelli del 2007, a differenza dei redditi, e i tassi d’interesse in prospettiva più alti possono far salire il conto da pagare per il consumatore americano”.
Se i consumi non riescono più a sostenere la crescita, ora si attende un’ulteriore spinta proveniente dalla politica fiscale promessa in campagna elettorale. “L’attuale dibattito sulle politiche fiscali di Trump è del tutto sterile. L’innalzamento dei tassi da parte della Fed procurerà un effetto collaterale negativo sulla crescita e un’inversione della curva dei rendimenti con negative implicazioni per il Dollaro.
Le banche centrali hanno fallito nel reflazionare il sistema perché l’inflazione che volevano creare per svalutare il debito non è mai partita. Sono però riuscite a creare una colossale inflazione sugli asset finanziari e a far ripartire una dinamica di credito al consumo negli Stati Uniti non sostenibile” continua Novelli. “Tutto questo rende il sistema estremamente vulnerabile a ogni minima variazione dei tassi. Non abbiamo imparato nulla dalla crisi del 2008 e abbiamo cercato di ripartire con gli stessi metodi che ci avevano portato sull’orlo di un default sistemico”.
“In questo contesto, è opportuno aumentare le nostre posizioni short su Usd e Gbp contro Euro e rafforzare le posizioni long di oro e Gold Mining. Continuiamo a mantenere le nostre posizioni short sulle borse di Toronto, Uk e Usa. Il timing non è stato corretto ma i danni finora subiti sono stati modesti in un contesto di particolare euforia non sostenuta dai fondamentali” prosegue Novelli.
Anche i profitti aziendali prodotti dalle aziende americane non convincono. “Mentre Wall Street festeggia una crescita dei profitti aziendali del 12% nel primo trimestre, gli stessi profitti calcolati nel recente dato pubblicato sul Pil americano del primo trimestre mostrano una diminuzione del 3,7%”.

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