Febbre azionaria sul Tech, meglio l’America Latina: la view di Syz Am

A cura di Fabrizio Quirighetti, Chief Investment Officer Co-Head of Multi-Asset, Syz Am
Vendi a maggio e scappa? Sarebbe bene pensarci due volte. Questo perché non è cambiato sostanzialmente niente nel corso dell’ultimo mese. Nonostante rimaniamo preoccupati in merito alle valutazioni eccessive in numerose classi di attivi, l’attuale contesto economico in bilico tra espansione e recessione, con una crescita accettabile senza pressioni inflazionistiche che porta a una graduale normalizzazione della politica monetaria, rimane favorevole al rischio.
L’incertezza politica potrebbe rimanere l’incognita maggiore, se abbastanza grande da portare a incertezze a livello politico. Una crisi politica potrebbe di fatto verificarsi in qualsiasi momento, ma ora è più probabile negli Stati Uniti che non in eurozona, con il presidente Trump sempre più indipendente al comando. Ma in ogni caso, è estremamente difficile individuare con esattezza un punto di svolta nelle politiche o una situazione di stallo globale che danneggi i mercati, sia che si tratti di un intensificarsi delle tensioni nella penisola coreana, di attacchi terroristici o di un tweet di Trump.
Tutto ciò premesso, adottiamo una lieve preferenza per il rischio, che sarà favorita da bassi livelli di volatilità, mantenendo nel contempo in essere una certa protezione, nell’eventualità di una correzione. Crediamo vi sia un’elevata probabilità che ciò si concretizzi nei prossimi mesi, e approfitteremo di tale opportunità per allocare parte del rischio a un punto di ingresso migliore.

È la storia che si ripete? L’attuale contesto di bassa volatilità dei mercati azionari in rialzo ricorda il periodo tra il 2005 e il 2006: valutazioni di attivi eccessive, una ripresa nell’eurozona, l’euro che riacquistava terreno rispetto al biglietto verde e la BCE in procinto di normalizzare la sua politica monetaria. Nonostante alcuni commentatori considerino l’attuale contesto come nuovo o eccezionale, crediamo fortemente che potrebbe trattarsi di un caso di storia che si ripete con alcune distinzioni. Le differenze chiave sono, innanzitutto, la febbre azionaria che non interessa i mercati emergenti, bensì il settore tecnologico, che registra regolarmente sovraperformance da metà 2013. Aspetto ancora più importante, il livello di indebitamento nel sistema globale è ulteriormente aumentato, impedendo un miglioramento significativo del livello complessivo di tassi d’interesse senza causare un crollo (che porterà alla fase di “giapponificazione” finale delle economie avanzate).
Volatilità destinata a rimanere bassa. Per il resto, la situazione è invariata, se non per il fatto che il premio di rischio azionario e gli spread di credito sono stati persino più contratti di quanto non lo siano oggi. Purché non vi sia uno shock sufficiente per far deragliare l’economia globale o modificare, drasticamente, il percorso della normalizzazione monetaria della Fed, i picchi di volatilità non dureranno a lungo e i livelli di volatilità complessiva rimarranno bassi.
In questo contesto, abbiamo dato una valutazione superiore alle azioni dei mercati emergenti dell’America Latina portandole a una lieve preferenza a fronte della correzione innescata dal nuovo scandalo della politica brasiliana, poiché il temuto contagio al di fuori del mercato azionario brasiliano era esagerato. Evidenziando le analogie con il periodo tra il 2005 e il 2006, i tassi d’interesse statunitensi a lungo termine dovrebbero pertanto rimanere abbastanza stabili.
Gli unici rischi di rialzo (temporaneo) nel prossimo futuro sorgeranno certamente non a causa dell’accelerazione della crescita statunitense o di una variazione improvvisa nel percorso legato ai tassi fissati dalla Fed, bensì da una rivalutazione della curva dei rendimenti tedesca. Ciò potrebbe verificarsi da un momento all’altro, ma la BCE sa già che il giorno in cui dovrà porre fine alle sue misure eccezionali è vicino.
Pertanto manteniamo la nostra avversione tattica rispetto alla duration, in particolare sui Bund tedeschi e sui JGB. Nell’universo del mercato dei cambi, in coerenza con i pareri espressi in precedenza, crediamo che l’euro continuerà ad apprezzarsi rispetto al dollaro e un certo posizionamento sul carry trade dovrebbe essere più concentrato in prospettiva. Questo perché alcune valute dei mercati emergenti, come MXN o TRY, offrono tuttora valutazioni convenienti con un rendimento assoluto e relativo piuttosto interessante, rispetto, ad esempio, ai bassi rendimenti attesi dell’HY europeo che è stato declassato a un’avversione lo scorso mese. Analogamente all’upgrade delle azioni europee lo scorso mese, continuiamo a ridistribuire i nostri rischi del portafoglio nelle aree in cui individuiamo alcune componenti di valore (relativo).

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