Nonostante i rialzi della Fed i tassi reali resteranno negativi per almeno due anni

Di Neil Williams, Chief Economist di Hermes IM

Il rialzo dello 0,25% dei tassi da parte della Fed era atteso e dunque dovrebbe essere già scontato nei prezzi dei diversi asset. Questa mossa ci ricorda comunque che la Fed rappresenta il banco di prova per valutare se le banche centrali potranno mai normalizzare i tassi. Ci aspettiamo che la Fed ci provi, ma senza riuscirci, rialzando i tassi solo una volta, o forse due, nei prossimi mesi. Gli effetti dei rialzi precedenti devono ancora manifestarsi – ci vogliono circa 18 mesi prima che gli aumenti dei tassi si riflettano a pieno sulla spesa dei consumatori – il ritardo nei tagli fiscali, il potenziale protezionismo e diversi venti contrari dovrebbero portare a un massimo dei tassi inferiore al 2%, molto al di sotto della media storica del 5%. Pertanto potremmo dover affrontare altri due anni di tassi reali negativi negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Tassi così bassi non sarebbero in linea con la posizione del FOMC, a meno che non decida di spingere sulla seconda leva, cioè avviare il Quantitative Tightening (QT). In tal modo, non vi sarebbe necessità di rialzare i tassi, soprattutto se il dollaro si contrae. In caso contrario, l’espansione degli Stati Uniti che dura ormai da otto anni – la terza più lunga da sempre – potrebbe non raggiungere il record nell’estate del 2019.
Il FOMC sta ora dibattendo se iniziare a ridurre il proprio bilancio alla fine dell’anno. Sarebbe il passo successivo più logico, ma sarebbe anche la forma più leggera possibile di QT. Le vendite degli asset sarebbero rinviate, ma la loro aliquota di sostituzione sul bilancio diminuirebbe sempre di più a ogni trimestre. Questo però permetterebbe, insieme all’aumento dei tassi di interesse, di offrire un’ulteriore misura restrittiva “senza fare nulla”.

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