Usa, comparto tecnologico trascinato dai FAANG

A cura di Andrea Delitala, Head of Euro Multi Asset e Marco Piersimoni, Senior Portfolio Manager di Pictet Asset Management

Il mese di maggio si conclude con listini azionari USA su nuovi massimi (avendo recuperato la correzione di metà mese) in concomitanza con un dollaro più debole (-2% vs €) a causa dell’impasse politica negli USA e di un marginale deterioramento macro. Negli USA alcuni dati macroeconomici (soprattutto quelli “hard” relativi alla produzione industriale) sono in fase calante da almeno un paio di mesi, e l’indice delle sorprese macroeconomiche è in territorio negativo. Questi due elementi, unitamente ad una FED cauta e a un’inflazione in declino hanno provocato una discesa dei rendimenti obbligazionari (rendimento Treasury USA 2,2%).

In Europa, dopo il risultato positivo delle elezioni francesi ci sono state prese di beneficio di carattere tattico sui listini azionari dovute in parte al posizionamento di mercato e al rafforzamento del cambio €/$ piuttosto repentino, +6% da inizio aprile. Il quadro macro e quello politico resta comunque incoraggiante anche alla luce della forte revisione al rialzo degli utili aziendali. Il meeting delle BCE si è svolto in linea con le aspettative: si riconosce un miglioramento delle prospettive di crescita ma resta una cautela di fondo nel rimuovere lo stimolo prima che l’inflazione sia stabilmente in cammino verso il 2%.

STRATEGIA

Il comparto tecnologico continua a fare meglio rispetto al resto del mercato, trascinato dalle ottime performance dei titoli FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google +30% da inizio anno); allo stesso tempo il “Trump Trade” (infrastrutture, inflazione, banche, materie prime) ha continuato la correzione tornando, in molti settori, sui livelli pre-elettorali. Negli Usa la creazione di liquidità da parte del sistema finanziario resta abbondante, favorita dall’attendismo della FED in assenza di pressioni inflazionistiche e del tanto atteso piano di taglio delle tasse che, oramai, non sembra possa arrivare prima del 2018.

Il barometro macro e geopolitico continuano a segnalare condizione positive per i mercati mentre valutazioni, sentiment (l’ipercomprato del mercato) e liquidità sono più «tirati». In particolare la liquidità, che ha rappresentato la variabile impazzita di questi primi 6 mesi del 2017 (+$1’000bn), resta il punto di maggiore controversia, soprattutto in luce all’imminente stop della FED al reinvestimento dei titoli acquistati durante il QE. Se tale misura dovesse continuare a crescere il rally di azioni, emergenti e prodotti a spread potrà continuare. Se al contrario il rubinetto dovesse chiudersi, i tassi inizieranno a risalire e sarà difficile per le azioni mantenere questi livelli valutativi.

 

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