Mercati finanziari, riprende l’avversione al rischio

A cura di Amundi

Obbligazioni governative: netto rialzo dei tassi tedeschi a breve termine.

Il bund a due anni ha chiuso la settimana a – 0,65%, un livello indubbiamente molto basso e in territorio negativo, che però rappresenta il massimo da oltre sei mesi a questa parte. I due eventi salienti della settimana sui mercati obbligazionari si sono verificati a poche ore di distanza l’uno dall’altro; la pubblicazione di dati sull’inflazione inferiori alle attese e la riunione del FOMC. I tassi nominali hanno subito una forte contrazione dopo il primo evento, per poi risalire con il secondo: i tassi reali hanno registrato un forte rialzo, mentre l’inflazione di break-even ha subito un netto calo. In Europa, gli spread italiani si sono ristretti leggermente.

Le aspettative d’inflazione si sono nettamente ridimensionate per via della scomparsa progressiva dei positivi effetti di base correlati al prezzo del petrolio. É improbabile che nei prossimi mesi questo fattore contribuisca al calo dell’inflazione di break-even. Essa è troppo bassa in Europa, ma noi manteniamo il nostro orientamento positivo riguardo a queste attività. Nel frattempo continuiamo ad attenderci un rialzo dei tassi europei nella seconda metà dell’anno.

Tassi di cambio: poche variazioni per le principali divise nel corso della settimana.

 Il dollaro ha avuto un accesso di debolezza dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione, ma si è poi ripreso dopo la riunione del FOMC. Il cambio EUR/USD ha archiviato la settimana a 1,12. Il dollaro canadese è stato la valuta che ha messo a segno la miglior performance questa settimana, con un tono meno conciliante della guidance della banca centrale canadese (vedi sopra).

Nonostante il cambio EUR/USD probabilmente chiuderà la fine dell’anno al rialzo, è probabile una battuta d’arresto del rally per via dell’atteggiamento più attendista della BCE durante le prossime settimane e della fiducia della Fed nei confronti delle aspettative d’inflazione.

Credito: in euro e in dollari i mercati hanno sovraperformato rispetto alle altre attività rischiose al di qua e al di là dell’Atlantico.

 Gli indici sintetici si sono ristretti toccando nuovi minimi in Europa; gli spread dei CDS di entrambi i segmenti con beta elevato (titoli crossover e titoli del debito finanziario subordinato) hanno registrato un calo di cinque punti base. Per quanto riguarda i cash bond, anche il segmento HY europeo si è ristretto di circa cinque punti base al momento in cui stiamo andando in stampa, e il rendimento totale da inizio anno supera ora il 4%. I messaggi concilianti inviati dalla BCE dopo l’ultima riunione hanno indubbiamente sostenuto questa classe di attività, che continua a beneficiare di una certa domanda per il rendimento ancora disponibile sui segmenti brevi e medi della curva dei tassi. Le obbligazioni societarie sono state sostenute dalla ripresa delle obbligazioni dei Paesi periferici, con gli spread dei bond italiani che sono diminuiti di circa 30 pb in pochissimi giorni perché si è allontanata la prospettiva di elezioni anticipate. Anche gli spread delle obbligazioni HY USA si sono generalmente ristretti, ma in misura minore rispetto a quelli delle obbligazioni europee. Queste ultime hanno comunque avvertito in minima parte le pressioni sui titoli tecnologici.

L’atteggiamento conciliante della BCE, l’indebolimento del rischio politico e il vigore dei trend macroeconomici rappresentano dei fattori fondamentali e tecnici favorevoli alle obbligazioni societarie europee. Per contro, le quotazioni diventano sempre più eccessive e gli spread si sono ristretti ancora. Negli Stati Uniti, i dati macroeconomici sono meno favorevoli e l’indebitamento è generalmente più elevato, ma la Fed intende proseguire la sua politica di normalizzazione dei tassi, che dovrebbe rimanere graduale. Infine, le banche centrali affronteranno anche il problema della gestione del bilancio iniziando col ridurre la liquidità del sistema, anche in questo caso progressivamente. Per questi motivi manteniamo la nostra preferenza per il segmento a beta elevato nella zona Euro e per le obbligazioni IG sui mercati del credito americano.

Azioni: leggera ripresa dell’avversione al rischio

 Tra le notizie della settimana, segnaliamo l’ulteriore calo dell’inflazione negli USA e l’ennesima diminuzione del prezzo del greggio. Questi segnali “dovish” hanno sollevato nuovamente degli interrogativi riguardo alla solidità dell’economia USA e hanno attenuato l’impatto dell’annuncio dato mercoledì riguardo a un nuovo rialzo dei tassi da parte della Fed. Il tasso dei Treasury decennali USA è quasi vicino ai minimi dell’anno e appena al di sopra dei livelli osservati dopo l’elezione di Donald Trump. Sui mercati azionari, questo leggera diminuzione della propensione al rischio ha limitato i guadagni degli indici, con cali più pronunciati in due segmenti, quello dei titoli petroliferi, che sono sensibili alla quotazione del greggio, e quello dei titoli finanziari, sensibili ai rischi di deflazione.

Per contro, i settori come quello immobiliare e delle utility hanno reagito favorevolmente al calo dei tassi. Ora, la questione fondamentale per i mercati azionari è sapere se i tassi lunghi USA continueranno a scendere – e ciò significherebbe la fine delle speranze riguardo alla reflation trade (la scommessa sugli effetti inflattivi della politica economica Usa) -, oppure se si trovano semplicemente alla fine di un trading range, e in tal caso il rally azionario continuerebbe. Per il momento, continua a prevalere la seconda interpretazione. Oltre che sui prossimi risultati trimestrali, i riflettori saranno puntati sull’andamento dell’inflazione e sui progressi della riforma fiscale.

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