Export italiano in accelerazione: +4% nei prossimi quattro anni la stima di Sace

È un futuro in accelerazione, tra ripresa e profondi cambiamenti, quello che attende l’export italiano nei prossimi quattro anni. Questo il quadro delineato da “Export Unchained. Dove la crescita attende il Made in Italy”, l’ultimo Rapporto annuale sull’export di Sace (gruppo CDP), presentato ieri a Milano. Lo studio include le previsioni 2017-2020 sull’andamento delle esportazioni italiane per Paesi e settori e fornisce alcuni approfondimenti monografici sui fenomeni globali a maggiore impatto aprendo a un cauto ottimismo.

“Nonostante gli allarmi circa le limitazioni al commercio e la persistente incertezza, le opportunità offerte dall’interscambio globale non sono affatto destinate a perdere d’attualità – ha dichiarato il Presidente di SACE, Beniamino Quintieri – e per il 2017-2020, prevediamo una crescita del nostro export a un tasso medio annuo del 4%, un netto cambio di passo rispetto alla performance del quadriennio precedente (+1,7%). Le imprese che si doteranno di una chiara strategia sulle destinazioni da privilegiare e di adeguati strumenti per valutare rischi e opportunità, potranno cogliere al meglio il potenziale che si profila all’orizzonte”.

Non ci stiamo avviando verso la fine della globalizzazione, ma piuttosto verso una sua nuova fase – ha spiegato Roberta Marracino, Direttore Area Studi e Comunicazione di SACE – una fase ancora più interconnessa, in cui alcuni mercati si chiudono ma molti si aprono, spostando il baricentro della competizione globale dai singoli Stati alle Global Value Chain. Una fase in cui, accanto all’interscambio di merci, anche quello di servizi, progetti e idee assumerà un ruolo sempre più preponderante, e l’export si confermerà un fattore imprescindibile di crescita per l’Italia”.

Almeno per l’anno in corso, tuttavia, il rallentamento degli scambi e le spinte protezionistiche saranno temi attuali per quasi tutti i settori industriali a livello globale, a fronte dei quali le imprese dovranno diventare più attente e selettive nella scelta delle destinazioni per l’export e gli investimenti, includendo i rischi politici e normativi come elementi primari dei propri piani strategici.

Per liberare tutto il potenziale del nostro Paese, il Rapporto di SACE identifica 15 geografie prioritarie su cui concentrare gli sforzi di sviluppo internazionale e segnala le migliori opportunità e i rischi da presidiare, settore per settore, nei prossimi quattro anni. Di seguito una sintesi dei principali risultati.

Export italiano, prospettive 2017-2020 Si apre finalmente una fase molto più favorevole della precedente per le esportazioni italiane di beni. Complice la ripresa degli investimenti in alcuni mercati emergenti, la neutralizzazione del ciclo avverso del petrolio e il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, il nostro export si prepara dunque a un cambio di marcia sostanziale, mettendo a segno, dopo la performance moderata del 2016 (+1,2%), una crescita a un tasso medio del 4% nei prossimi quattro anni, fino a raggiungere nel 2020 il valore di 489 miliardi di euro. Di pari passo, aumenterà l’incidenza dell’export di beni e servizi sul Pil, che, già salita dal 25,8% del 2010 al 30,4% del 2016, arriverà al 32,4% entro il 2020.

Dinamiche dell’export italiano per area geografica Per l’anno in corso, i tradizionali mercati europei, nordamericani e asiatici contribuiranno in modo significativo alla crescita dell’export italiano. La performance migliore è attesa per il Nord America (+4,9%), trainato dagli Stati Uniti e seguito dall’Asia (+4,6%), dove Cina, India e Indonesia, garantiranno ottime opportunità alle nostre imprese esportatrici. Positive le prospettive per il nostro export anche nell’ Europa avanzata (3,4%) ed emergente (2,9%); cresceranno le vendite di prodotti italiani anche in Medio Oriente e Nord Africa (2,1%) e America Latina (1,6%), nonostante le difficoltà dell’ultimo anno. Le criticità di diversi Paesi africani, invece, non consentiranno di andare oltre una stabilizzazione delle nostre vendite nell’area subsahariana (-0,4%), con alcune economie in controtendenza.

Nel 2018-2020, in media, l’export crescerà in ogni area geografica a ritmi superiori al 3,5%, con un miglioramento quindi anche nelle aree che hanno mostrato maggiore debolezza nel 2016, quali l’Africa subsahariana, l’America Latina e il Medio Oriente e Nord Africa; i mercati europei costituiranno una fonte di domanda importante, sia in termini di peso sia di solidità e stabilità. In Asia si profilano ottime opportunità anche in economie “minori”, ma in forte sviluppo, come le Filippine, la Malaysia e il Vietnam.

Dove esportare, i 15 mercati ad alto potenziale per l’export Made in Italy In base agli indicatori di rischio, alla crescita dell’economia e della domanda, alle dinamiche dell’export italiano negli ultimi anni e al posizionamento competitivo rispetto ai nostri tradizionali concorrenti, SACE ha identificato 15 geografie ad alto potenziale per le esportazioni e gli investimenti italiani: una selezione di mercati target – sia emergenti sia avanzati – che ha intercettato complessivamente 85 miliardi di euro di vendite italiane nel 2016 (pari al 20% dell’export complessivo) e che potrà intercettarne oltre 100 nel 2020, in virtù della crescente domanda di beni proveniente da questi Paesi (+5,7% medio annuo nei prossimi quattro anni). Le 15 geografie sono: Arabia Saudita, Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, India, Indonesia, Kenya, Messico, Perù, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Sudafrica e Vietnam.

Settori, comparti in crescita e rischi all’orizzonte Tra i diversi settori dell’industria italiana a vocazione internazionale, il Rapporto di SACE segnala performance molto positive per la chimica e per i mezzi di trasporto; buone prospettive per i comparti del Made in Italy tradizionale, tra cui spicca l’agroalimentare; alcune cautele per la metallurgia, comunque in ripresa dopo le avversità congiunturali dell’ultimo anno. La chimica (42 miliardi di euro di export nel 2016) registrerà il tasso di crescita più sostenuto nelle vendite estere (6,3% nel 2017 e 5,8% nel 2018-2020), grazie al rilancio degli investimenti nei settori industriali in cui trova applicazione, dal petrolchimico al farmaceutico. La meccanica strumentale (primo settore per l’export italiano, con 85 miliardi di euro nel 2016) riuscirà a mantenere un vantaggio competitivo che le consentirà di replicare il tasso di crescita dell’export 2016 anche per l’anno in corso (+2,2%), accelerando nel triennio successivo. I mezzi di trasporto (45,2 miliardi di euro di export nel 2016) metteranno a segno una crescita estera del 5% nell’anno in corso e del 5,4% nel 2018-2020, grazie alla performance di tutti i comparti – automotive, navi e velivoli – destinati alla clientela retail o legati a settori strategici dell’economia.

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