Nessuno è too big too fail, soprattutto le banche

Di J. Smouha e G. Mivelaz, gestori delle strategie GAM Star Credit Opportunities

Sono anni che affrontiamo la questione legata agli importanti sviluppi regolamentari che hanno preso piede nel segmento dei finanziari con la direttiva Basilea 3 e l’evoluzione della SRB (Single Resolution Board), collegialmente progettate per prevenire quella tipologia di collasso del sistema cui abbiamo assistito durante la crisi finanziaria.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito all’entrata in vigore delle nuove direttive con effetti diversi. Questi hanno incarnato lo spirito degli sviluppi normativi, la cui logica è che nessuna banca è troppo grande per fallire, secondo cui misure correttive dovrebbero essere portate a termine in maniera rapida, idealmente senza alcun intervento dello Stato, e neutralizzando qualsiasi possibile ulteriore contaminazione del sistema.

Le ultime notizie in arrivo dall’Italia riguardano l’acquisizione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza da parte di Intesa Sanpaolo. Allo stesso tempo, in Spagna, le autorità europee, con l’applicazione del meccanismo della Normativa europea sulla Risoluzione delle crisi bancarie (BRRD) sono intervenute per mettere in ordine la vendita di un traballante Banco Popular ai rivali del Santander al prezzo simbolico di 1 euro.

Il fatto che in la direttiva non abbia avuto lo stesso impatto in Italia, dove il governo è dovuto intervenire per farsi carico di alcuni crediti deteriorate, rispetto alla Spagna, dove non è stato coinvolto alcun finanziamento statale, evidenzia le sottili differenze negli scenari. I casi della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sono passati attraverso un processo di liquidazione perché il Comitato di risoluzione unico (SRB) ha ritenuto che queste due banche italiane fossero troppo piccole per mettere in atto un’azione di risoluzione.

Banco Popular, nonostante le grandi dimensioni, non era un istituto di credito di notevole solidità, avendo sofferto per qualche tempo della scarsa qualità degli asset e degli insufficienti accantonamenti per i propri NPL, che valgono, su base lorda, quasi il 25% del bilancio. Inoltre, il prestatore spagnolo ha dimostrato scarsa capacità nel generare in maniera organica capitale per il rispetto delle normative attraverso emissioni azionarie. In conseguenza di un intervento deciso da parte della SRB, Banco Popular ha realmente beneficiato di una ristrutturazione overnight ed è stato messo sotto l’ala protettrice di Santander.

Dal nostro punto di vista, la chiave sta nell’assenza di contagio che rappresenta la vera questione centrale, che non fa altro che ribadire nuovamente quanto sia importante un’attenta selezione degli emittenti e delle obbligazioni da mettere in portafoglio.

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