Mercati interlocutori: erano in attesa delle minute Fomc

A cura di Giuseppe Sersale, strategist Anthilia Sgr
Il ritorno degli USA sui mercati è stato visto con favore in Asia, con i principali indici in recupero. Il movimento è  stato guidato dai mercati locali cinesi, che hanno recuperato, con gli interessi, le  perdite di lunedì.  A trainare gli indici il settore assicurativo, favorito dall’annuncio di incentivi governativi per incoraggiare i piani previdenziali. Scarso l’impatto del PMI Markit servizi di giugno deludente (51.6 da 52.8), che ha cancellato il  rimbalzo di maggio ritornando nei pressi dei minimi da un anno. Del resto, in Cina  il manifatturiero continua a rivestire un importanza assai maggiore.
Riguardo gli altri paesi dell’area, il settore servizi ha mostrato robusta accelerazione in Australia (54.8 da 51.5), moderato miglioramento in India (53.1 da 52.2) e a Hong Kong (51.1 da 50.5), mentre il dato flash giapponese è stato rivisto marginalmente al rialzo. In generale quindi buone notizie nell’area asiatica.
In Europa, le revisioni ai dati  servizi e composite hanno ridotto il calo del PMI composite Eurozone di giugno a 0.5 punti (rispetto al calo di 1.1 evidenziato 2 settimane fa al dato flash). Il merito è principalmente del settore servizi francese, oggetto di una revisione di addirittura 1.6 punti (da 55.3 a 56.9) che ne ha cambiato il volto. Marginale revisione al rialzo anche per il dato servizi tedesco, mentre tra i dati non ancora disponibili 2 settimane fa alla release flash, la Spagna ha sorpreso in positivo (58.3 da 57.3 e vs attese per 56.5) e l’Italia in negativo (53.6 da 55.1 e vs attese per 54.6).
Nonostante il modesto calo, il PMI composite Eurozone resta su livelli elevati, e la media a 3 mesi a 56.6 è  ai massimi dal primo trimestre del 2011. L’attuale livello è indicativo di una crescita trimestrale dello 0.7%.  Nella nota, Markit osserva come il quadro generale non lasci intravedere rallentamenti nel breve, con i new orders vicini ai massimi di periodo ed in generale tutti i segnali di una domanda interna robusta.
Effettivamente, la crescita Eurozone in questo 2017 sta smentendo gli scetticismi derivanti dalle vicende passate, e confermando il quadro illustrato recentemente dall’ECB al meeting di giugno e da Draghi a Sintra.
Tra i rischi del secondo semestre, personalmente inserisco un potenziale impatto della rivalutazione della divisa unica negli ultimi mesi. Visto contro $, il cammino dell’€ non sembra granchè, con il cambio ancora contenuto nel range  1.05-1015 iniziato oltre 2 anni fà. Peraltro,  uno sguardo al Deutsche Bank Euro trade weighted index (una media del cambio dell’€ vs le principali divise, pesate secondo la  loro quota di scambi commerciali con l’Eurozone) mostra meglio l’effettiva entità della recente rivalutazione.
Lampi di Colore 715
Di questo passo, il contributo del canale estero al ciclo europeo potrebbe iniziare a risentirne, vista l’entità del surplus commerciale. In ogni caso gli effetti dei cambi operano con un lag temporale di almeno 6 mesi di solito, a condizione che la rivalutazione sia persistente.
In generale, l’impatto dei dati europei sui mercati non si è granchè percepito, con l’azionario marginalmente negativo, frenato da qualche presa di beneficio sul settore bancario (un “sell the fact” post  approvazione piano Montepaschi?) e dalla  pesantezza del settore energy per le inevitabili prese di beneficio sul petrolio, uscito da 8 sedute positive a fila. Discorso analogo per i cambi, con l’€ che ha continuato a perdere marginalmente terreno contro un  $ supportato dal miglioramento dei dati, e dall’incombere delle minute FED di stasera.
Il pomeriggio non ha portato particolari modifiche a questo quadro. I factory orders US di maggio hanno deluso, ma la revisione ai durable goods compensano. Wall Street ha tenuto finora un tono interlocutorio, con il robusto rimbalzo del Nasdaq al momento bilanciato dalla debolezza dell’energy (l’oil ha accentuato parecchio la correzione) e del settore auto. Gli occhi restano puntati alle minute del Fomc, per capire i) quanto i membri FED condividono il taglio aggressivo dato dalla Yellen allo scorso FOMC e ii) quando potrebbe iniziare la riduzione del balance sheet, che è stata citata la prima volta, guarda caso, nelle minute del FOMC di maggio (vuoi vedere che le minute vengono occasionalmente “corrette” per fungere meglio da strumento di politica monetaria?) e annunciata ufficialmente al FOMC scorso.
La chiusura europea vede generale stabilità su azionario (un po’ peggio Milano e Madrid), cambi, e tassi core,  mentre l’issuance (aste spagnole e offerta di concambio su BTP hanno messo sotto pressione gli spreads periferici. Domani il macro riprende il centro della scena con l’ISM non manufacturing US e l’ADP survey, anticipo del labour market report US di giugno in uscita venerdi.

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