Non tutte le commodity costano care

A cura di Francesco Lavecchia, Morningstar

Materie prime costose nonostante le perdite. L’indice Morningstar Materials ha ceduto il passo nell’ultimo trimestre accusando un passivo del 3% (rendimenti in euro al 28 giugno 2017), ma il rapporto Prezzo/Fair value dei titoli del comparto, pari a 1,11, continua a essere uno dei più alti.
Per gli investitori che cercano un buon bilanciamento del portafoglio anche a livello settoriale la buona notizia è che non mancano le possibilità di posizionarsi su titoli con ottimi fondamentali, solidi modelli di business e prezzi convenienti.
Symrise sfrutta i trend di lungo periodo. Symrise ha avuto un giugno sottotono che però non le ha impedito di chiudere il trimestre con un attivo del 5%. Il titolo è scambiato a un tasso di sconto del 20% rispetto al fair value che è pari a 78 euro (report aggiornato al nove maggio 2017) e al momento presenta un Morningstar rating di quattro stelle. Symrise è il terzo produttore al mondo di fragranze e aromi per aziende attive nel campo della cosmesi e in quello alimentare.  La società tedesca, nonostante operi in un settore molto frammentato, è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio rispetto ai competitor per effetto degli elevati costi di switch che i suoi clienti dovrebbero sopportare per passare a un diverso fornitore.
Ogni ordine risponde alle specifiche richieste del cliente e questo crea un rapporto di fiducia molto forte che difficilmente rischia di andare in crisi per questioni di prezzo. A favore di Symrise giocano importanti trend di lungo periodo: l’urbanizzazione dei paesi in via di sviluppo e lo spostamento delle preferenze dei consumatori occidentali verso prodotti più naturali. Il gruppo tedesco è molto esposto ai mercati emergenti dove la crescita del reddito medio promette di spingere i consumi di cibo confezionato.
Nel secondo caso, invece, lo spostamento della domanda verso prodotti a maggior valore aggiunto dovrebbe contribuire a migliorare i margini di profitto. Le previsioni per i prossimi cinque anni indicano un progresso medio dei ricavi del 5% e un’espansione del margine Ebit di circa 400 punti base dal 14% al 18% nel 2021.
Cameco spera nella Cina. Nell’ultimo trimestre è andata peggio a Cameco, gruppo canadese e tra i maggiori produttori di uranio al mondo, la cui capitalizzazione di mercato è scesa del 17%. Ora le sue azioni sono scambiate attorno a 12 dollari canadesi a un tasso di sconto del 50% rispetto al fair value (report aggiornato al 19 giugno 2017).
Cameco è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio all’interno del settore grazie alla qualità dei suoi asset che le permettono di produrre uranio a costi tra i più bassi sul mercato e dunque di realizzare margini di profitto superiori alla media.
A favore dell’azienda canadese giocano l’esaurimento delle scorte di uranio e i forti investimenti nel nucleare da parte soprattutto della Cina, ma anche di India e Russia. Queste due variabili promettono di spingere il fatturato a un ritmo del 4% nei prossimi cinque anni trascinando il margine operativo sopra il 35% (dall’attuale 23%).
Rapporto Prezzo/Fair value settore materie prime

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