Il punto sui Bric

A cura di Raiffeisen Capital Management
Cina. I dati congiunturali relativi al primo trimestre sono stati in gran parte migliori di quanto previsto dagli analisti. Anche la crescita economica reale si è mostrata relativamente solida (+6,9% p.a.). A ciò hanno contribuito soprattutto le esportazioni e il boom nel settore immobiliare nonché l’aumento degli investimenti nelle infrastrutture. Gli indici dei direttori d’acquisto pubblicati a maggio nonché i dati sull’economia di aprile segnalano, però, una svolta e un rallentamento della congiuntura nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, le esportazioni dovrebbero mostrare un andamento migliore delle importazioni. Questo lascerebbe sottintendere che la Cina tragga profitto dalla ripresa congiunturale globale e (per ora) anche dagli stimoli di politica monetaria.
Contemporaneamente, però, ciò significherebbe che il ruolo della Cina come locomotiva di crescita per gli altri paesi (emergenti) verrebbe ridotto. Il notoriamente ottimista FMI di recente ha innalzato le sue previsioni di crescita per la Cina, vi sono, tuttavia, dei solidi argomenti a favore di un rallentamento dell’economia cinese nei prossimi mesi. Gli investimenti statali nelle infrastrutture, l’espansione del credito e il boom immobiliare sono stati dei driver fondamentali negli ultimi trimestri. Per loro si prevede una riduzione degli effetti, se non altro perché il governo e la banca centrale stanno tirando nettamente il freno riguardo alla crescita del credito e ai prezzi immobiliari. Negli ultimi mesi sono stati ripetutamente affrontati i rischi nel sistema finanziario e annunciate misure per prevenirli.
Naturalmente, Pechino allo stesso tempo non vuole eccessivamente indebolire la congiuntura. Gli effetti negativi sono, tuttavia, inevitabili fino a un certo punto, grazie al ruolo di primo piano che l’esplosione, unica nella storia, del credito ha svolto finora, e continuerà a svolgere, per il “miracolo economico” cinese. L’indebitamento elevato e in continua crescita dell’economia cinese ha infine spinto l’agenzia di rating Moody’s a tagliare il rating della Cina (da Aa3 a A1). Questa non è stata comunque né un’azione inaspettata né dovrebbe avere particolari ripercussioni sul comportamento degli operatori di mercato e perciò ha lasciato perlopiù indifferenti i mercati.
Un altro problema centrale del governo di Pechino sembra invece essere migliorato: la fuga dei capitali. Almeno questo è quanto suggeriscono l’andamento delle riserve valutarie e il recente nuovo allentamento delle restrizioni ai movimenti di capitali. Al momento è difficile dire quanto tutto questo sia effettivamente reale e sostenibile. Dato che il costante aumento dei prezzi immobiliari in Canada e Australia, ma anche negli USA, vengono tuttora trainati soprattutto dagli acquisti cinesi. Anche il vertiginoso boom delle valute digitali, quali Bitcoin, è da attribuire in gran parte (anche se non esclusivamente) alla domanda cinese. Tutti questi mercati e veicoli d’investimento vengono usati da tempo dagli investitori cinesi per portare fuori dal paese i loro capitali.
Le azioni cinesi quotate sul continente hanno mostrato un leggero calo (dell’1% circa), contrariamente al trend globale. La continua campagna delle autorità contro i settori  meno regolamentati del sistema finanziario e i tassi d’interesse cinesi conseguentemente  di nuovo molto più alti nel paese nonché il calo della liquidità hanno penalizzato i corsi azionari. In compenso, le azioni H quotate a Hong Kong hanno registrato un notevole rialzo; sono aumentate di quasi il 4%.
India. L’economia indiana nel quarto trimestre dell’esercizio 2016/17 ha fatto segnare un 6,1% e pertanto si è rivelata molto più debole di quanto atteso dalla maggior parte degli analisti. Questo ha confermato anche l’assurdità delle dichiarazioni del governo, secondo le quali la riforma del contante di novembre avrebbe avuto effetti solo minimi e temporanei sull’economia indiana. Nonostante l’inatteso forte rallentamento della crescita nell’ultimo trimestre, su base annua la crescita economica è stata esattamente uguale al livello stimato dal consenso degli analisti. Questo è stato possibile grazie alle significative revisioni a posteriori dei dati relativi ai precedenti trimestri da parte dell’autorità statistica.
Come per magia la crescita nei primi tre trimestri è aumentata tutto d’un tratto. Altri dati congiunturali dimonstrano invece chiaramente che l’improvviso ritiro del 90% di tutto il contante in realtà ha avuto, e ha degli effetti molto più pesanti di quanto ufficialmente ammesso. Anche ad aprile, non meno di cinque mesi più tardi, le tendenze della produzione industriale e dell’indicatore dei direttori d’acquisto erano molto inferiori rispetto a prima della riforma del contante. Allo stesso tempo, l’inflazione è calata significativamente e ciò ha creato ulteriore margine di manovra per la riduzione dei tassi d’interesse da parte della banca centrale.
L’aumento degli utili societari è stato relativamente consistente nell’ultimo trimestre, almeno a prima vista. Se si tolgono le azioni finanziarie e le società metallurgiche, risulta addirittura un calo degli utili. E proprio nel settore finanziario gli utili societari sono da prendere con le dovute precauzioni, dato che il numero dei crediti in sofferenza è molto elevato.
Brasile. Per la prima volta da due anni, nel primo trimestre del 2017 l’economia brasiliana è di nuovo cresciuta (dell’1% circa rispetto al trimestre precedente). Questo è, però, principalmente dovuto all’agricoltura, mentre industria, investimenti e consumo interno danno pochi segnali di svolta. La banca centrale a fine maggio ha ancora una volta tagliato nettamente di un punto percentuale il tasso guida portandolo al 10,25%. Intanto la Camera dei deputati ha varato una legge che prevede una riforma del mercato del lavoro e soprattutto riduce i diritti dei sindacati, conferisce maggiore flessibilità alle aziende, facilita l’outsourcing e prevede un periodo contributivo più lungo per le pensioni prima di poter beneficiare delle prestazioni.
I politici e giudici sono ovviamente esclusi – questo è sintomatico della casta dei politici altamente corrotta che senza vergogna pensa solo al proprio vantaggio. Il presidente Temer, già estremamente impopolare, si trova davanti a nuove accuse di corruzione. Pare che una registrazione della conversazione dimostri che avrebbe approvato il pagamento di una tangente a eventuali testimoni. Le accuse contro Temer nel frattempo sono molto più vaste e pesanti di quelle con le quali era stata motivata la destituzione del suo predecessore.
Il fatto che finora nonostante ciò non sia stata avviata nessuna procedura di impeachment contro di lui è dovuto evidentemente soprattutto al fatto che né i suoi amici di partito né il principale partner di coalizione dispongono al momento di un candidato alternativo. A seguito della pubblicazione della registrazione il mercato azionario è crollato del 10% circa nel giro di pochissimo tempo. Gli investitori ora temono che la prevista riforma pensionistica potrebbe essere bloccata fino a data da destinarsi. La protesta pubblica contro i piani del governo riguardo alla legislazione sul lavoro e la riforma pensionistica sta intanto crescendo. Per la prima volta da due decenni, uno  sciopero generale ha in gran parte  paralizzato il paese. Il mercato successivamente si è di nuovo leggermente ripreso; l’indice Bovespa ha chiuso il mese con una perdita del 4% circa.
Russia. Gli indici russi dei direttori d’acquisto ad aprile hanno leggermente ceduto rispetto al mese precedente, sono stati comunque ancora in territorio espansivo. La produzione industriale e le vendite al dettaglio sono state superiori alle attese e anche i salari reali hanno registrato un netto rialzo. Contemporaneamente è calata un’altra volta anche l’inflazione. Con il 4,1% p.a. registrato nell’ultimo periodo è già praticamente sul livello obiettivo della banca centrale del 4% circa. Nonostante queste cifre nel complesso positive, il mercato azionario russo ha di nuovo ceduto nettamente rispetto al trend globale. L’indice azionario ha perso oltre il 5% del suo valore, nonostante gran parte dei risultati aziendali siano stati superiori alle attese di mercato e il prezzo del petrolio così come il rublo siano rimasti perlopiù stabili nel corso del mese.
Evidentemente, il sentiment, al momento alimentato soprattutto da molti media americani nonché dall’opposizione democratica negli USA, sempre più aggressivo nei confronti della Russia sembra stia avendo effetti sui mercati finanziari. È rivolto evidentemente sia contro la Russia che contro l’amministrazione Trump e allontana ulteriormente l’auspicato miglioramento nei rapporti russo-americani.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!