Al via la earning season negli Usa

A cura di Giuseppe Sersale, strategist Anthilia Sgr
Si conferma il rimbalzo del quadro macro anche in US, ma le pressioni inflazionistiche rimangono evanescenti. Le banche centrali spingono al rialzo tassi nominali e reali.
La giornata dei Payrolls US è iniziata nuovamente con un tono negativo in Asia. Ieri sera, Wall Street ha chiuso quasi sui minimi di seduta, per la prima volta  sotto la  media mobile a  50 giorni dal 18 di maggio e praticamente sul supporto in area 2400-2410 di S&P 500.
Il tema principale ha continuato ad essere il nuovo corso delle banche centrali, e l’impatto sui tassi di interesse, fino a poco fa tenuti bassi dalla  debolezza del quadro inflattivo globale. Ieri la concomitanza delle minute ECB con dati finalmente forti in US ha causato un altra giornata di passione per i rendimenti globali e i risk assets hanno reagito di conseguenza.
E’ significativo che tra gli asset maggiormente interessati dalla correzione vi siano i bonds emergenti, che erano tra i principali candidati a beneficiare dello scenario “Goldilocks –  carry summer”, di consenso prima che le banche centrali modificassero il messaggio.
Lampi di Colore 719
Come si nota dalla recente performance degli ETF interessati (nel grafico l’ iShares J.P. Morgan USD Emerging Markets Bond) è in corso un discreto smantellamento dei carry trades, sebbene questo non sia ancora confrontabile con quanto occorso in occasione dell’elezione di Trump. In quel caso avevamo anche un robusto rally del  $ ad aggravare la situazione per gli emergenti, dal  punto di vista fondamentale. Per il momento qua abbiamo soprattutto un fenomeno di natura tecnica.
Il tono della seduta asiatica è stato negativo ma composto, coi principali indici giù di frazioni di punto. A mercati locali chiusi, la PBOC ha pubblicato il livello delle riserve valutarie di giugno, salite per il  quinto mese a flila, ma meno delle attese di mercato (+3.2 bln vs +8 attesi). Correggendo per l’effetto rivalutazione della divisa abbiamo un calo di 8 bln, che forse riflette interventi a supporto dello Yuan in occasione della rivalutazione della seconda metà  di giugno. In ogni caso sembra che i deflussi di capitali abbiano subito una lieve accelerazione a Giugno.
In tono incerto è filtrato sui mercati europei, con gli indici incapaci di mantenersi in positivo in mattinata. Scarso aiuto dalla forza dell’€ e dal petrolio che ha ripreso a scendere. Naturalmente anche l’incombere dei payrolls ha creato il consueto clima di attesa.
Sul fronte macro, brillanti i dati di produzione industriale di maggio sia in Germania, che in Francia, che in Spagna. Il dato aggregato europeo in pubblicazione mercoledi prossimo dovrebbe uscire forte (manca ancora il dato italiano). Brutto, per contro, il dato UK, il che ha pesato sulla sterlina, insieme col calo dei prezzi delle case e col costruction output. Evidentemente la Brexit e l’incertezza politica cominciano a imporre un dazio.
Alle 14.30, il labour market report US di giugno ha fornito un messaggio positivo, con qualche ambiguità :
** i nuovi occupati sono saliti di ben 222.000 unità, a cui dobbiamo aggiungere 47.000 di revisione al rialzo dei mesi precedenti.
** Disoccupazione in recupero di 0.1 a 4.4%, ma grazie ad un aumentodella forza lavoro superiore a quello dei nuovi occupati nella household survey
** Deludenti i salari orari, (+0.2% vs attese per +0.3% e con revisione al ribasso del dato di maggio a +0.1%) il che sembra indicare un mercato del lavoro US  potenzialmente meno tirato di come suggeriscono le principali statistiche.
Il mercato ha inizialmente posto l’accento sull’assenza di pressioni salariali, levando supporto al dollaro e producendo un modesto rimbalzo di azionario e bonds. Successivamente, le  implicazioni positive per la  crescita hanno preso marginalmente il sopravvento, i bonds hanno perso supporto e il dollaro si è ripreso, sopratutto contro Yen, grazie all’approdo dei rendimenti dei JGBs 10 anni a 0.1%  livello al quale la BOJ interviene a supporto aumentando il  QE. Wall Street ha mantenuto il buon tono iniziale.
Con queste premesse, l’azionario europeo ha chiuso più  o meno in pari, mentre i rendimenti dei bonds mostrano marginali rialzi sugli emittenti core e incrementi assai più  significativi sui periferici (ancora carry trades in crisi?) dove l’issuance ha esaltato un po’ le  pressioni.
In chiusura di sessione europea è  stato pubblicato il FED Monetary Policy Report semestrale, contenente alcune interessanti osservazioni relative alle valutazioni tirate di alcune asset class (treasuries, corporate bonds, azionario e commercial real estate). Si nota come un eventuale ricostituzione del premio al  rischio sulle curve dei tassi potrebbe portare a pressioni sui prezzi dei treasuries, che potrerbbero propagare volatilità  ad altre asset class. In generale, permane un fort focus sui rischi per la stabilità  finanziaria.
La  spinta al rialzo impressa dalle banche centrali ai rendimenti in assenza di un accelerazione delle pressioni inflazionistiche (e con il petrolio in calo) sta prevedibilmente facendo salire i tassi reali nei principali blocchi. Questo è il principale mezzo con cui le banche centrali ottengono l’auspicato inasprimento delle condizioni finanziarie, attraverso l’impatto diretto che ha sul costo del capitale e quello indiretto che potrebbe avere se causasse volatilità sui risk assets. Per il momento parliamo di un inasprimento ridotto, ma al solito i tassi reali vanno osservati attentamente.
Lampi di Colore 720
Sul fronte tecnico, l’S&P 500 ha lambito giovedì il robusto supporto in area 2400-2410 e sta tentando un rimbalzo, vedremo con che esito. In settimana dovrebbe cominciare l’earning season US.

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