Il Brasile prova a superare il nuovo scandalo

A cura di Marco Caprotti, Morningstar
La politica brasiliana trema ancora e le scosse rischiano di coinvolgere la Borsa locale. Il presidente Michel Temer è stato accusato di corruzione dopo che è stata resa pubblica una registrazione realizzata da Joesley Batista, l’ex chairman di JBS (uno dei maggiori gruppi alimentari del paese) nella quale, secondo l’accusa, si fanno riferimenti a delle tangenti.
La notizia ha preoccupato gli osservatori e gli investitori anche perché sono passati meno di 12 mesi dall’ultimo scandalo politico che ha portato all’impeachement dell’ex presidente Dilma Rouseff per uno scandalo legato alla società energetica Petrobras. In quel caso i mercati sono stati felici di vedere la fine della sua amministrazione e l’indice azionario locale (Bovespa) è cresciuto del 61% (in dollari) fin da quando si è iniziato a parlare di impeachment all’inizio di gennaio 2016. “La ripresa del Brasile ha fatto crescere la fiducia nei paesi emergenti in generale”, spiega Cherry Reynard, analista di Morningstar. “Il problema ora è capire se la nuova crisi farà cambiare direzione all’indice”.
La ritirata, in realtà, è già iniziata. La Borsa brasiliana ha perso il 5%, mentre altre piazze nei paesi sviluppati ed emergenti sono rimaste flat. “Questo è dovuto in parte al legame che esiste in Brasile fra la politica e le società quotate”, spiega l’analista di Morningstar. “La società al centro dello scandalo Rousseff, ad esempio, fra gli azionisti ha il governo ed è l’azienda più grande quotata al Bovespa oltre che nel paniere Msci dedicato al Brasile”. Detto questo, è innegabile che il paese abbia fatto dei progressi. All’inizio del 2016 l’inflazione viaggiava a doppia cifra mentre ora è al 4%. I tassi di interesse erano al 14% e ora sono al 10%. “Ci sono veri segnali di una ripresa economica”, dice Reynard. “Il Brasile è in una situazione migliore rispetto a 18 mesi fa. Ora però fra gli investitori c’è la sensazione che il nuovo scandalo possa rallentare le riforme economiche”.
Cautela in Borsa
Da punto di vista operativo la situazione richiede cautela, soprattutto quando si ha a che fare con società i cui destini sono legati a doppio filo a quelli del governo. “Per aziende come Petrobras non c’è allineamento fra gli interessi del management – nominato dai politici – e quelli dei piccoli soci”, dice l’analista di Morningstar. “L’impresa spesso persegue finalità che niente hanno a che fare con la creazione di valore per gli azionisti”.
La buona notizia, per gli investitori, è che il Brasile sta abbandonando la dipendenza dalle commodity. “La Borsa si sta diversificando”, dice Reynard. “Nel 2007 le materie prime rappresentavano il 60% del mercato brasiliano. Ora ne formano il 25%. Il settore che pesa di più ora è quello finanziario, ma ci sono anche grandi gruppi nel segmento dei beni di consumo”.

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