Giocare con il fuoco

Di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas

La scorsa settimana abbiamo visto quanto i mercati finanziari siano sensibili anche ai più piccoli cambiamenti nella comunicazione delle banche centrali. La testimonianza della presidente della Fed Janet Yellen non ha chiarito molto quelle che saranno le prospettive della politica monetaria. Riguardo il bilancio della Fed, non sono stati aggiunti dettagli rispetto a quanto già comunicato nel meeting del FOMC dello scorso mese. Tuttavia il suo tono più dovish rispetto a metà giugno nell’enfatizzare una maggiore incertezza sui livelli d’inflazione ha prodotto un rialzo nelle valutazioni dei titoli obbligazionari sovrani e nei mercati azionari.

Sul fronte monetario il prossimo focus sarà il meeting della BCE in programma il 20 luglio. Preparare i mercati ad un restringimento monetario senza spaventare gli investitori è più difficile per Mario Draghi. Gli spread sovrani sono ancora elevati in alcune nazioni, specialmente in Italia. Bisogna riconoscere come il Bel Paese stia ora godendo di un avanzo primario e un surplus fiscale. In altri termini, finché i tassi obbligazionari resteranno bassi ci sarà un eccesso di risparmio nazionale per finanziare i deficit del budget. Infatti l’Italia non è ancora fuori pericolo a causa del contesto finanziario instabile dovuto all’elevato debito pubblico: un rialzo improvviso dei rendimenti metterebbe a dura prova la sostenibilità del budget.

Come sapete già, al momento siamo positivi sull’Italia dati i progressi avvenuti nel sistema bancario e la mancanza di eccessivi rischi politici per quanto riguarda le prossime elezioni. Questo significa che consideriamo che ci siano elevate probabilità che il mercato obbligazionario sovrano rimanga sotto controllo tenuto conto della rete di sicurezza messa in atto dalla BCE. Qualunque sia il nostro pensiero bisogna ammettere che la situazione italiana frena la BCE dal cambiare atteggiamento e cominciare ad affrontare con più aggressività la questione del restringimento monetario.

Tutto sommato, come Yellen, anche Draghi dovrà adottare un tono dovish sebbene le discussioni riguardo la ricalibrazione del QE probabilmente continueranno settimana prossima. A nostro parere, Yellen ha messo pressione addizionale su Draghi affinché non sembrasse hawkish. In particolare, la forza dell’euro peserà sulle previsioni dell’inflazione nell’Eurozona (al momento con un EUR/USD a 1,08 per i prossimi 12 mesi). Infine, le previsioni della BCE sull’inflazione sono basate su un prezzo del petrolio intorno ai USD 51,5 al barile… quasi 10% al di sopra rispetto ai livelli attuali. Di conseguenza la BCE ha a disposizione molto spazio per tagliare le sue previsione sull’inflazione a settembre.

Per concludere, le banche centrali sono state estremamente efficienti a gestire lo stress finanziario negli anni passati. Gli investitori sono abituati a banche centrali pronte a fare marcia indietro in caso un rischio si palesi all’orizzonte. Penso che le banche centrali continueranno a rimanere accomodanti ogni volta che ci sarà dell’incertezza riguardante l’inflazione o le prospettive di crescita. Ciononostante la capacità delle banche centrali di rassicurare i mercati ha dei limiti, soprattutto durante una fase di restringimento. Per questo motivo la comunicazione delle banche centrali rimarrà un fattore fondamentale sui mercati nei prossimi mesi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!