Francia, En Marche verso una rivoluzione moderna?

Di Ian Ormiston, gestore del fondo Old Mutual Europe (ex UK) Smaller Companies

La politica francese ha dominato i titoli dei giornali europei nel 2017. Tuttavia, la tempesta proiettata sulle elezioni presidenziali dalla controversa leader del Front National, Marine Le Pen, ha ora lasciato posto allo spiraglio di luce rappresentato da Emmanuel Macron e dal suo movimento En Marche!. A pochi giorni dall’anniversario della presa della Bastiglia, possiamo parlare di un evento sismico per il Paese come quello del 1789? E cosa ci dovremmo aspettare da questa moderna rivoluzione francese?

All’apparenza, il flirt dell’elettorato con l’estrema destra, il rifiuto dei due principali partiti politici e la vittoria schiacciante di un movimento politico che non aveva neanche un anno, sembrano significativi tanto quanto gli eventi di 228 anni fa. Nel corso degli ultimi mesi, il mood in Francia si è spostato rapidamente dalla depressione ad un senso di euforia. La fiducia dei consumatori è tornata ai picchi precedenti alla crisi finanziaria e anche i dati sulla fiducia delle imprese si sono rafforzati. In gran parte ciò è dovuto semplicemente al cambiamento.

La Francia ha faticato a raggiungere i tassi di crescita dell’Eurozona dopo la crisi del debito sovrano e la presidenza di Hollande è iniziata con un esperimento di socialismo moderno e si è conclusa con un passo indietro verso il centro e verso le riforme moderate.

Il programma audace del presidente Macron, che promette una crescita maggiore e una disoccupazione inferiore, è stato accolto positivamente dall’elettorato. Il problema, non riscontrato dai rivoluzionari del 1789, è che Macron è vincolato da una serie di regole e relazioni che non intende infrangere. Il primo segnale di questa struttura è che la Francia intende seguire le regole europee sui deficit di bilancio; i tagli fiscali tanto famosi saranno accompagnati da tagli alle spese. L’aderenza alle regole europee è un segnale nei confronti di Berlino e del governo tedesco, con cui Macron vuole ricongiungersi alla guida dell’Unione Europea. Restiamo in attesa della riforma del lavoro di cruciale importanza, che promette comunque di sbloccare un maggiore potenziale di crescita nei prossimi anni e, ovviamente, della reazione dei sindacati.

Quindi, anche se tutti avremmo dovuto festeggiare il 14 luglio con maggior speranza quest’anno, è importante non farsi entusiasmare troppo da questa moderna rivoluzione francese. Di conseguenza, continuiamo a cercare di investire in società dove l’efficienza dei team manageriali rappresenta il motivo principale del caso di investimento. Accogliamo positivamente qualunque miglioramento nel potenziale di crescita della Francia, ma non ci aspettiamo che questo sarà un contributo chiave per i rendimenti nel 2017.

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