India, il monsone Modi fa correre l’India

A cura di Madhav Bhatkuly, gestore del fondo GAM Star India Equity

In virtù di una combinazione di fattori demografici favorevoli, fondamentali economici di supporto e politiche favorevoli all’attività d’impresa, la prospettiva per la profittabilità aziendale in India ci sembra molto solida. Il Paese beneficia della popolazione più giovane a livello mondiale, con circa il 54% di under 30 (600 milioni circa di persone). Le previsioni in termini di crescita del Pil sono superiori al 7% per i prossimi anni, derivanti in parte dal potenziale che l’India ha di raggiungere i suoi rivali regionali.

Ad esempio il Pil pro-capite indiano è giusto l’11% di quello statunitense, rispetto a quello cinese che vale il 25%. Inoltre, adesso che l’inflazione è crollata ai livelli pre-crisi, la Banca centrale ha ampio margine di intervento per tagliare i tassi e sostenere l’espansione del credito. Il Paese sta anche iniziando a cogliere i frutti di un’amministrazione più efficace sulla scia delle promettente leadership del Primo Ministro riformista Modi, intenzionato a creare un’economia più orientata al business e alla crescita.

Nonostante sia impossibile fare una previsione attendibile dell’andamento del mercato azionario indiano nel breve termine, possiamo citare alcuni sviluppi incoraggianti che ci portano a ritenere di trovarci all’inizio di un bull-market pluriennale. Il primo è la recente introduzione di una tassa su Beni e Servizi (GST), che ha implicazioni su larga scala per il commercio interno dato che le società indiane sono al momento penalizzate dal sistema statale di tassazione dei singoli beni e servizi, sistema che verrà rimpiazzato da una tassa nazionale unica.

Il sistema attuale impone il pagamento di una tassa di esportazione da una provincia e di una di importazione nell’altra in caso di trasporto di beni oltre i confini statali. Inoltre, con attese alle frontiere anche di quattro giorni, il trasporto transfrontaliero è diventato un’industria da tangenti per circa 30 miliardi di dollari. Dato che l’unica alternativa è stata la suddivisione della produzione su base nazionale, tutto ciò ha portato a diseconomie di scala. Sebbene sia probabile una qualche turbolenza iniziale e disagi nel breve periodo, per quanto riguarda la gestione delle scorte e l’integrazione dei sistemi informativi, le implicazioni della GST sul Pil sono potenzialmente enormi, con previsioni conservative che suggeriscono un’accelerazione dell’espansione economica tra i 150 e i 200 punti base annui.

Il potenziale di crescita relativo alla rapida trasformazione dei servizi finanziari rappresenta un altro elemento positivo. Il catalizzatore di questa rapida trasformazione è stata conseguenza involontaria della svalutazione dello scorso autunno, che ha portato l’86% della valuta fuori corso. Il Paese non era preparato per la carenza di liquidità generata. Con solo il 2,5% della popolazione che paga le tasse e una larga maggioranza senza neanche un conto in banca, l’India è uno dei Paesi con la minor offerta di servizi bancari a livello mondiale. Modi ha efficacemente incoraggiato i cittadini ad aprire conti correnti bancari a zero spese dato che era l’unica soluzione per potersi sbarazzare della valuta oggetto del processo di demonetizzazione. I prelievi sono stati consentiti solo da conti in compliance con la procedura KYC (know-your-customer) grazie a un sistema di riconoscimento digitale – autenticato da dieci impronte digitali e due scansioni dell’iride.

Ne è conseguito che l’India è passata nel giro di poche settimane da essere uno dei Paesi con meno dati al mondo a uno dei più ricchi, con il 99% della popolazione, al netto dei minorenni, che oggi ha un’identità digitale con stime di accuratezza prossime al 99.

Un’ulteriore implicazione dei rapidi passi in avanti sul fronte bancario è riscontrabile nella quota di possesso di asset finanziari. Prima il Paese era il maggior acquirente di oro con denaro nero. Due mesi dopo la svalutazione, tuttavia, un aumento dei depositi del 35% ha portato a ingenti flussi indirizzati verso fondi di investimento e il mercato assicurativo. Le dinamiche sul possesso dei titoli azionari domestici hanno subito fluttuazioni significative negli ultimi 25 anni. Nel 2007, l’esposizione media della famiglia indiana tipo era del 9%, crollata poi allo 0,9% nella fase successiva alla crisi, per infine recuperare in seguito fino ad un livello del 4,7%.

Di conseguenza, la nostra fiducia nei confronti dei servizi finanziari si basa sulla vivacità del mercato locale dato che l’incremento nei risparmi e nei depositi contribuisce a generare una rapida crescita di nuovi prodotti. Nel frattempo, l’influenza del programma di identità digitale ha portato ad una riduzione dei costi, una più rapida conversione del cliente e a dati in miglioramento che, a loro volta, contribuiscono a una riduzione delle morosità sui prestiti e a un incremento nel tasso di crescita. In virtù di un significativo aumento nella base dei consumatori e delle opportunità che la digitalizzazione porta con sé in termini di micro-finanziamenti, c’è ampio margine per le società di servizi finanziari di crescere a doppia cifra partendo da una base iniziale molto bassa.

Inoltre, è necessario prendere in considerazione le previsioni per il mercato azionario nel contesto di un favorevole supporto demografico, un supporto ragionevolmente favorevole al PIL derivante dalla nuova tassazione e da un incremento secolare nei flussi di capitale locale che, a sua volta, è probabile porti ad un incremento dei livelli di partecipazione degli investitori internazionali sul mercato azionario indiano. Potemmo quindi, dal nostro punto di vista, trovarci proprio sul limite di un bull market pluriennale.

 

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