Giovedì riunione Consiglio Monetario, cosa farà Draghi?

Di Filippo Diodovich, market strategist di IG

Grande appuntamento con il meeting della banca centrale europea. Quali saranno le mosse? La BCE è davvero pronta a cambiare rotta in politica monetaria? Crediamo che le variazioni rispetto al passato saranno davvero minime. Nella comunicazione dell’istituto di Francoforte dovrebbe solamente essere eliminato il riferimento alla possibilità di aumentare il piano di QE ma lasciando tutto invariato, mantenendo anche la flessibilità in termini di durata del piano. Su tassi d’interesse e sull’ammontare del programma di quantitative easing non ci saranno quindi modifiche.

Riteniamo molto probabile che Draghi possa annunciare cambiamenti significativi nelle politiche monetarie nel meeting organizzato dalla Federal Reserve a Jackson Hole a fine agosto o ufficialmente nella prossima riunione dell’istituto di Francoforte fissata per il 7 settembre. A Jackson Hole il presidente Draghi mancava da tre anni e proprio nell’agosto 2014 il numero uno della BCE aveva aperto uno spiraglio per l’uso di strumenti non convenzionali.

Lo scenario più probabile è quello in cui Draghi possa annunciare una riduzione del QE di 20 mld di euro passando da 60 a 40 mld di euro di acquisti nel primo semestre 2018. Ricordiamo che alla riunione di settembre Draghi avrà il sostegno delle proiezioni economiche (survey of professional forecasters) su inflazione, PIL e disoccupazione nei prossimi anni. Nonostante l’atteggiamento della BCE si sia un po’ allontanato dalla rigorosa posizione di inflation-oriented del passato crediamo che Draghi & Co osserveranno attentamente i dati sull’indice dei prezzi al consumo per avere ulteriori conferme e avviare il processo di exit strategies fortemente voluto da alcuni paesi (Germania in primis). Il rischio temuto è che l’economia europea possa aver evidenziato un ulteriore recupero in termini di crescita di PIL ma non sull’inflazione, aumentando così la spaccatura all’interno del Governing Council.

Euro/dollaro mostra i muscoli e punta 1,16

L’avvicinamento a un cambiamento di rotta in politica monetaria da parte della BCE e una FED non troppo hawkish e aggiungendo i problemi dell’amministrazione Trump (ieri il sotterramento al Senato della proposta di legge per sostituire l’Obamacare) hanno portato l’eurodollaro ad evidenziare una accelerazione violenta al rialzo, mettendo nel mirino anche quota 1,16, obiettivo impensabile quando a inizio aprile l’eurodollaro quotava a 1,05.

Anche se Draghi abbia sempre negato che i rapporti di cambio siano degli obiettivi da parte dell’istituto di Francoforte il violento apprezzamento della moneta unica sui mercati valutari sarà argomento di discussione soprattutto a Jackson Hole.

Dollar Index ai minimi da agosto 2016

Sarà, soprattutto, la debolezza del dollaro il tema principale. Il Dollar Index (paniere che misura la forza del biglietto verde contro le principali valute internazionali) dopo la vittoria di Trump alle presidenziali era salito da 97,30 a 103,85 in due mesi, da inizio anno l’indice ha perso quasi 10 punti percentuali, scendendo sui minimi di agosto 2016. Il dollaro sembra più legato alle vicissitudini del governo di Trump che non alle politiche della Federal Reserve.

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