Bce, l’approccio è diventato più rigido

La Banca centrale Europea ha mantenuto invariata la propria politica monetaria, rispettando così le attese. Il tasso di deposito rimane quindi negativo al -0,4%, il tasso di rifinanziamento allo 0%, e la potenza di fuoco del QE a 60 miliardi di euro mensili. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha poi sottolineato nuovamente come l’outlook sia migliorato per l’Eurozona, ma anche come i dati sull’inflazione rimangano al di sotto dell’obiettivo, cosa che rende imperativo un inasprimento graduale, sempre se questo tapering avverrà. Le discussioni a riguardo si apriranno in autunno, anche se non è dato sapersi quando.
“Di per sé, nulla di ciò è una sorpresa per i mercati finanziari, dato che i segnali di ripresa nell’Eurozona sono tangibili e che le discussioni sul tapering non sono certo una novità. Tuttavia, se si considera il tono della conferenza, come si è notato nel primo trimestre di quest’anno, l’approccio è diventato più rigido e l’effettivo calcio di inizio alla rimozione degli stimoli monetari sembra ora effettivamente possibile”, commenta Sandra Holdsworth, co-manager del Kames Absolute Return Global Bond Fund.
Secondo Jacob Vijverberg, Investment Manager del Team Multi Asset Group di Kames Capital, invece, “la verità è che molti Paesi di Eurolandia non sarebbero in grado di sostenere tassi di interessi più elevati. L’Italia rientra tra questi, in quanto ha bisogno di tassi a lungo termine reali bassi, tra le altre cose, per ridurre il proprio indebitamento. Ci sono due possibilità: o aumenta l’inflazione o i tassi rimangono bassi. Ora, non è plausibile un balzo dei prezzi, alla luce del tasso di disoccupazione ancora elevato in alcuni Paesi europei e la scarsa crescita dei salari, e la Bce ne è consapevole. Un inasprimento prematuro potrebbe gettare l’Eurozona in una nuova crisi del debito”.

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