Crescita globale e crescita Usa in rotta di convergenza

A cura di Nikolaj SchmidtChief International Economist, T. Rowe Price
Pur mantenendo un orientamento ragionevolmente ottimista sulla crescita fuori degli Stati Uniti, siamo da tempo convinti che la crescita americana si attesterà a livelli inferiori a quelli di consenso. Nondimeno, il divario tra le nostre attese e quelle di consenso si sta chiudendo. La crescita globale è destinata, secondo noi, a rallentare ulteriormente, ma, fattore più importante, rileviamo una convergenza nello slancio della crescita tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.
Negli ultimi sei mesi, quel resto del mondo ha tratto enorme vantaggio dal guizzo di crescita in Cina. Rese fiduciose dal ritmo della crescita nazionale, le Autorità di Pechino hanno lanciato una campagna per mettere il freno alla creazione di credito da parte del sistema bancario ombra. Ciò ha portato a un significativo irrigidimento delle condizioni finanziarie e di credito e riteniamo che determinerà un rallentamento nell’intero spettro dei Mercati Emergenti. Invero, la brusca correzione subita dai corsi dei metalli e del petrolio negli ultimi mesi indica che tale processo è già in corso. Prevediamo anche un leggero rallentamento della crescita nell’Eurozona.
Per quanto riguarda il petrolio, manteniamo un orientamento ribassista: i quantitativi di greggio che un pozzo è in grado di produrre stanno rapidamente aumentando ma il mercato continua a sottovalutare questo fattore. Siamo convinti che gli Stati Uniti non avranno problemi a produrre petrolio in quantitativi sufficienti a soddisfare l’eventuale aumento della domanda globale. Poiché ci attendiamo un rallentamento della crescita in Cina, ciò significa che per il petrolio il rischio di ribasso giunge sia dal fronte della domanda sia da quello dell’offerta.
Dopo il forte rialzo degli asset rischiosi, in particolare nei Mercati Emergenti, il clima è iniziato a cambiare. Davanti al basso tasso di disoccupazione negli Stati Uniti, la Fed intende proseguire il ciclo di inasprimento e crediamo che difficilmente un indebolimento della crescita globale la indurrà ad abbandonare la strada intrapresa. La curva dei rendimenti statunitensi prospetta un percorso molto favorevole per i tassi di riferimento, lasciando alla Fed ampio margine per sorprendere il mercato sul fronte restrittivo. Tutto ciò, unitamente alla convergenza tra la crescita statunitense e quella del resto del mondo, produrrà con ogni probabilità un rafforzamento del dollaro USA.
Per quanto riguarda i Mercati Emergenti, l’andamento dei prezzi delle materie prime merita un ulteriore approfondimento: la flessione osservata negli ultimi mesi ha lasciato parzialmente esposte le valute dei Paesi produttori di materie prime. Prevediamo quindi che i Paesi importatori (Europa centrale e orientale e Asia) sovraperformeranno quelli produttori.
Sul fronte dei tassi di interesse, è probabile che la curva dei rendimenti statunitensi si appiattisca: con l’aumento dei tassi di interesse della Fed, il segmento breve della curva probabilmente salirà per scontare in misura più adeguata il percorso di irrigidimento intrapreso dalla Banca Centrale. Allo stesso tempo, la moderata crescita globale e il tasso di inflazione ridotto manterranno prevedibilmente il segmento più lungo della curva dei rendimenti maggiormente ancorato e ci attendiamo che le valute più deboli dei Mercati Emergenti spingeranno al rialzo i tassi di interesse di tali mercati.
Dove potremmo sbagliarci? L’elenco dei potenziali errori è lungo, ma il principale rischio che incombe sulle nostre previsioni è rappresentato dal fatto che ci stiamo avviando verso una stagione estiva piatta, in cui il programma di riforma delle politiche commerciali statunitensi potrebbe segnare il passo mentre la crescita fuori degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi migliore delle attese. In un contesto dove gli Emergenti stanno già attirando flussi di denaro, è probabile che ciò indurrà gli investitori a proseguire la ricerca del rendimento, spingendo ulteriormente al rialzo il valore degli attivi dei Mercati Emergenti.

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