Fase economica positiva, ma restano i rischi su Italia, Usa e Cina

“L’attuale fase positiva del ciclo economico globale, caratterizzata da crescita robusta, bassa inflazione e politiche monetarie accomodanti, potrebbe durare più a lungo del previsto. Occorre però restare vigili su tre realtà, accomunate dall’elevato livello del debito: l’Italia, gli Stati Uniti e la Cina”. È l’analisi di Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG e Guido Barthels, Chief investment officer e Portfolio Manager di Ethenea Independent Investors SA.
La crescita è robusta negli Stati Uniti, nell’Eurozona e in Cina e gli indicatori anticipatori continuano a segnalare il proseguimento dell’espansione. L’inflazione è bassa e stabile ed è improbabile una deviazione a breve rispetto ai livelli obiettivo delle banche centrali. Le politiche monetarie rimangono poi complessivamente accomodanti malgrado l’adozione di qualche misura di normalizzazione.
Nonostante uno scenario positivo, l’elenco dei rischi noti resta lungo. La lista include l’Italia, che rappresenta un rischio per la tenuta dell’Eurozona, l’economia statunitense in graduale rallentamento e, infine, la Cina, con i suoi squilibri interni e a livello internazionale: elevato debito pubblico e pressioni al ribasso sulla valuta. Monitoriamo attentamente tali rischi, che presentano almeno un denominatore comune: l’elevato livello del debito, sia esso privato o pubblico. Se vi è una variante da osservare con attenzione, è il livello dei tassi d’interesse”.
Le aree potenzialmente soggette a rischi, dunque, non mancano. È quindi molto importante rimanere estremamente vigili, più ancora che durante le fasi di turbolenza. “I rendimenti obbligazionari segneranno svolte sia al rialzo (Bund) sia al ribasso (Treasury). Il catalizzatore potrebbe essere l’eventuale impeachment di Trump, oppure un orientamento troppo restrittivo della Fed, frutto di un errore politico, durante una fase di debolezza economica. I rinnovati timori del mercato sulla sostenibilità del debito cinese potrebbero poi provocare da un momento all’altro turbolenze su scala globale”.

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