M&A, nel secondo trimestre gli acquirer hanno sottoperformato l’indice

Secondo l’ultima indagine Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM) di Willis Towers Watson realizzata in collaborazione con la Cass Business School, nel secondo trimestre del 2017 – a livello globalel’attività di M&A ha registrato una notevole sottoperformance dell’indice di riferimento. Per gli acquirer globali, infatti, la performance media triennale si è fermata a 5,6 punti percentuali (pp) al di sopra dell’indice, mentre nel periodo preso in esame è stata di poco inferiore al 3,9%, il risultato peggiore dal 2008, anno in cui l’indagine periodica ha avuto inizio.

L’indagine tiene conto del numero di deal completati del valore di oltre 100 milioni di dollari e la conseguente performance azionaria della società acquirente rispetto agli indici di mercato: l’ultima rilevazione evidenzia una buona performance degli acquirer europei per numero di deal conclusi in un trimestre che sarebbe stato altrimenti “irrilevante”; è stata, infatti, registrata una outperformance dell’1,8% rispetto al – 4,2% del trimestre precedente.

Nello stesso periodo, gli acquirer in Nord America hanno ottenuto un modesto aumento della performance dello 0,9%, con 96 deal conclusi. Gli acquirer di Asia e Pacifico, invece, hanno registrato una netta diminuzione rispetto al trimestre precedente, con un livello di performance di -8,4% ai minimi storici. Nell’analisi di rolling triennale, questi sono ancora al primo posto grazie alle ottime prestazioni degli ultimi anni: hanno infatti sovraperformato l’indice regionale del 24,2%. Seguono gli acquirer europei e nordamericani che hanno sovraperformato i loro indici regionali, registrando nello stesso periodo rispettivamente il 5,4% e 1,2%.

Matteo Fiocchi, Executive Compensation & Strategic Rewards Practice leader di Willis Towers Watson Italia, afferma: “I dealmaker europei hanno cavalcato una tendenza al ribasso globale, spinta forse dalle ottime condizioni economiche e dal mercato azionario. La marcata diminuzione delle prestazioni nelle altre regioni, in particolare in Asia, riflette le reazioni del mercato alla maggiore regolamentazione da parte dei governi, tra cui il controllo cinese del flusso di capitali in uscita e le misure di sicurezza statunitensi. Tuttavia, nonostante questa caduta trimestrale, vale la pena notare che, in una visione a lungo termine, gli acquirenti stanno continuando a sovraperformare gli indici di mercato, mantenendo un forte ritorno sui deal conclusi”.

A seguito di un lento avvio nel numero di operazioni chiuse nel primo semestre dell’anno, gli acquirer dei 183 deal conclusi nel secondo trimestre del 2017 hanno sottoperformato il mercato per tutti i tipi di deal rispetto al corrispondente trimestre del 2016.  Con solo due operazioni concluse, si registra anche un calo nel volume delle offerte dei mega deal (dal valore di più di $10miliardi).

“A causa delle incertezze a livello politico e a un clima dell’attività di M&A altrettanto imprevedibile che si è concluso con una frenata delle attività nell’ultimo trimestre del 2016 – afferma Fiocchi – non sorprende che i volumi dei deal si siano stabilizzati. Tuttavia sul mercato M&A le prospettive sul processo di vendita sono più ottimistiche per la seconda metà dell’anno, sostenute da un’abbondanza di capitale disponibile a tassi storicamente bassi, unito a un’amministrazione statunitense ancora ampiamente considerata come un bene per le offerte di M&A”.

“I risultati relativamente forti ci danno qualche ragione per essere ottimisti, ma è da vedere se questo possa essere visto come il trend di una ripresa a lungo termine o di una spinta a breve durata” prosegue Fiocchi. “I primi sei mesi del 2017 hanno visto ovunque qualche fattore negativo per i dealmaker, come il rallentamento delle transazioni guidate dalla Cina, l’incertezza causata dalla Brexit e dalle elezioni nel Regno Unito, e i dealmaker statunitensi hanno capito come funziona la presidenza Trump. Da un prospettiva competitiva questo potrebbe aver dato un impulso ai player Europei. Nonostante l’incertezza delle negoziazioni per la Brexit sarà imprevedibile e potrebbe influenzare  gli umori in positivo e in negativo, per i dealmakers europei c’è un maggiore ottimismo per la seconda metà dell’anno, sostenuto dalla continua abbondanza di capitale relativamente a buon mercato”.

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