Fed, nessun impatto sul dollaro da riunione Fomc di oggi secondo Swissquote

A cura di Peter Rosenstreich Head of Market Strategy di Swissquote

Come si è potuto registrare ieri, la divergenza tra aspettative e dati macroeconomici negli Stati Uniti non accenna a fermarsi. La fiducia dei consumatori misurata dal Conference Board Index, infatti, è aumentata a luglio a 121,1 (contro attese di un calo marginale) e se la si paragona alla tendenza negativa sul fronte delle vendite al dettaglio, gli investitori non possono evitare di avere una prospettiva distorta dell’economia a stelle e strisce. Ci sono due cose da ricordare: primo, l’economia reale sta sottoperformando le attese e, in secondo luogo, la soglia di guardia posta dalla Fed nell’azione di riduzione del suo bilancio (ancora gonfio all’inverosimile) è molto più bassa rispetto a quella che pone nel procedere ad un rialzo dei tassi di interesse.
L’indebolimento del dollaro è un trend che è andato formandosi sulle attese degli investitori che non prezzano alcun rialzo per l’anno in corso, ma sembrerebbe scansare gli effetti potenzialmente più destabilizzanti di una fuoriuscita dagli investimenti obbligazionari. Lo spread tra i rendimenti dei titoli Usa e dei Paesi del G10 si sta restringendo mentre l’indice Vix si trova ancora sui livelli minimi. La lettura del quadro suggerisce che ci siano rischi limitati se si rimane all’interno dell’attuale percorso di politica monetaria paventato dalla Fed. Gli investitori – purtroppo per loro –  sono unicamente focalizzati sull’inflazione.
Dal nostro punto di vista, la Fed proseguirà nella riduzione della politica monetaria continuando a ridurre il bilancio a prescindere dai livelli di inflazione. Ecco perché non prevediamo alcun impatto reale sui mercati proveniente dalla riunione di oggi del FOMC. Al massimo, potremmo anticipare un piccolo aggiustamento nel linguaggio, sottolineando la debolezza transitoria dell’attuale inflazione e un mercato del lavoro in via di rafforzamento.
 
Cosa ancora più importante, non ci aspettiamo alcuna ulteriore chiarezza sulla exit strategy della Fed, che crediamo possa arrivare a settembre. Il dollaro Usa è diventato sempre più sensibile ai tassi di interesse e, pur con aspettative limitate circa il riprezzamento dei rialzi che attuerà la Fed, crediamo che ad oggi un’inversione nella tendenza del biglietto verde sia improbabile. Così come pensiamo che, a causa di posizioni Short tirate all’eccesso, difficilmente si potrà indebolire ulteriormente, a meno che la Fed non diventi estremamente più accomodante.

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