Emergenti, migliora il sentiment, ma la Cina continua a preoccupare

A cura di Hans Bevers, Capo Economista, Degroof Petercam AM
Il sentiment sui mercati emergenti è migliorato rispetto all’inizio del 2016, grazie a una Fed più cauta, alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e alle minori preoccupazioni per le prospettive di breve termine della Cina. Inoltre, i mercati emergenti hanno sperimentato una ripresa ciclica guidata dalle esportazioni in seguito all’aumento della domanda nei Paesi sviluppati.
Mentre la fase precedente di politica monetaria espansiva ha favorito le nazioni dipendenti dalle materie prime, questo effetto sembra ormai superato. Inoltre, la recente debolezza dei prezzi del metallo suggerisce che sia in corso un rallentamento nella crescita della Cina. Riguardo agli altri Paesi, si può notare maggiore evidenza di una ripresa ciclica in India, Brasile, e Russia.
Il complesso esercizio di ribilanciamento della Cina e il nervosismo collegato alla stretta nella politica monetaria statunitense potrebbero rivelare ulteriori debolezze nei mercati emergenti. Inoltre, la presidenza di Trump fa presagire rischi per i mercati emergenti (politica commerciale, protezionismo) anche se il rischio di un’accentuata politica protezionistica da parte degli Stati Uniti non sembra, per ora, essersi materializzato. Le tensioni geopolitiche che avvolgono la penisola coreana e il sud della Cina rimangono presenti.
Nonostante sia estremamente difficile stabilirne le tempistiche, le preoccupazioni sulla Cina appaiono pronte per tornare. Infatti, lo scenario di prezzi delle case in aumento e di crescita rapida e costante del settore creditizio è molto lontano dall’essere rassicurante. Durante il Congresso Nazionale del Popolo di marzo, i politici cinesi hanno corretto l’obiettivo di crescita a “circa 6.5%, o più elevato, se possibile”, al ribasso rispetto al target “dal 6.5% al 7%” dello scorso anno, e nel frattempo hanno evidenziato la necessità di tagliare l’offerta in eccesso e monitorare i rischi finanziari.
Al momento ci sono segni visibili che la stretta “soft” delle condizioni monetarie stia cominciando ad avere un effetto frenante sull’attività economica. Almeno per ora, gli indicatori della fiducia economica stanno mantenendo il loro livello, ma la chiara evidenza di un rallentamento nella crescita potrebbe diventare visibile dopo il diciannovesimo Congresso del Partito più avanti nell’anno. Possiamo solo sperare che il Presidente Xi adotti ulteriori riforme strutturali volte a tenere sotto controllo il debito, ma ci sono ragioni per essere scettici. Infatti, Xi non ha mostrato particolare propensione a riformare il settore pubblico.
Guardando ai mercati emergenti nel complesso, l’inflazione rimane sotto controllo anche se gli effetti di base collegati ai prezzi delle materie prime sono in gioco nella maggior parte dei Paesi, Cina inclusa. Esistono differenze significative tra i Paesi, ma nella maggior parte dei mercati emergenti l’inflazione rimane all’interno del corridoio target. Tutto sommato, la combinazione di attività economica modesta e stabilizzazione delle valute e delle materie prime dei mercati emergenti dovrebbe bastare per avere la sicurezza che l’inflazione complessiva degli EM rimanga sotto controllo.

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