Riflettori sugli utili

A cura di Pictet Am
È il momento di tirare le somme. Dopo l’incredibile performance azionaria ci si attende un riscontro in termini di utili societari.
Le aspettative sono elevate, soprattutto negli Usa. Il che di conseguenza aumenta il rischio di delusione. In base alle  stime di consensus, la media degli utili societari Usa aumenterà del 12% nel 2018 e i margini toccheranno i massimi storici. Secondo i nostri modelli questo scenario implica una crescita del PIL reale superiore al 3%, un dato che non si vedeva da dieci anni. Le prospettive sembrano essere in netto contrasto con la realtà economica: il FMI ha ridotto le previsioni di crescita Usa per il prossimo anno al 2,1% e il nostro team macroeconomico ha assunto un atteggiamento più cauto sul Paese.
Questo contesto, associato a valutazioni eccessive, giustifica il nostro assetto neutrale sull’azionario Usa nel breve-medio periodo.
In Europa e Giappone il quadro appare più positivo. Le prospettive per l’azionario dell’Eurozona sono particolarmente rosee grazie al miglioramento dell’economia nella regione; ci piace anche l’azionario britannico, che offre un dividend yield di ben il 4,2%; gli utili delle multinazionali locali inoltre dovrebbero essere sostenuti dalla debolezza della sterlina.
Al contempo le azioni nipponiche presentano valutazioni interessanti rispetto agli Usa e sono favorite dalla politica ancora altamente accomodante della BoJ.
L’azionario emergente offre valore nel lungo periodo a fronte di un P/E prospettico per il 2018 pari a 11,7x e dovrebbe beneficiare della debolezza del dollaro. Tuttavia, alla luce del rialzo di quasi il 20% registrato quest’anno e dei robusti flussi di investimento, appare ipercomprato. Confermiamo quindi la neutralità sull’asset class.
A livello settoriale negli ultimi mesi abbiamo ridimensionato l’esposizione ai titoli ciclici, in linea con il deterioramento della crescita economica globale. Le opportunità migliori sono offerte da telecomunicazioni, energia e finanza (si veda grafico). Manteniamo il sovrappeso di tali settori, ma siamo pronti a ridurre l’esposizione qualora l’economia mondiale mostrasse nuovi segnali di rallentamento.
Ci piacciono in particolare i titoli finanziari dell’eurozona, viste le valutazioni interessanti e il miglioramento dei fondamentali. Le crescenti speculazioni circa la deregolamentazione del settore finanziario Usa potrebbero favorire le banche americane, che già promettono ingenti riacquisti di azioni e un incremento dei dividendi. Le eventuali modifiche del quadro normativo potrebbero sbloccare circa 200 miliardi di dollari di capitali bancari, che si tradurrebbero in 1.000 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti.
Per contro, i titoli delle aree beni di prima necessità e industria presentano valutazioni eccessive. Siamo sottoesposti a questi settori, nonché ai beni voluttuari, dove si notano già le pesanti conseguenze delle prospettive di un inasprimento monetario: le vendite di auto negli Usa per esempio sono scese del 10% dall’inizio del 2017 e hanno toccato il minimo in 3 anni.

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