Il piano Obama, un 'incentivo' per la tecnologia

Tra i tanti scontenti del Piano di rilancio economico Usa da oltre 800 miliardi di dollari non ci sono sicuramente i grandi nomi della tecnologia made in Usa.

Leggendo infatti i vari stanziamenti fatti dal progetto di legge, a beneficiarne maggiormente ci saranno le grandi società tecnologiche della Silicon Valley.

Microsoft e Google per esempio rientrano in una dozzina di progetti inclusi nel rilancio economico, tra questi il rinnovo delle infrastrutture tecnologiche, progetti educativi e soprattutto 4,4 miliardi di dollari per l’upgrade della rete elettrica.

Ma anche il colosso General Electric, conglomerato attivo in decine di settori diversi, riceverà diversi assegni da Washington.
La società infatti avrà il compito di di focalizzarsi sia sui progetti ambientali più complicati (6 miliardi di dollari per la creazione di una rete di acqua dolce; 5 miliardi per programmi di weatherization) sia su quelli legati al rinnovo delle infrastrutture (8 miliardi per le ferrovie ad alta velocità; 8,4 miliardi per il settore dei trasporti pubblici).

Sul fronte delle energie rinnovabili, il settore solare ed eolico in genere avrà il suo tornaconto, grazie soprattutto all’appoggio dei congressisti filo-ambientalisti che sono riusciti a far stanziare centinaia di milioni di dollari verso questi settori magari a danno di altre industrie più pericolose come il nucleare (che nel recente progetto di legge si è visto togliere da sotto il naso 50 miliardi di nuovi fondi).

Anche Intel, il gigante di Cupertino, esce soddisfatto dall’ultima bozza del piano Obama. La società infatti è attiva nel settore dell’health care, settore su cui si è decisi a spendere circa 8 miliardi di dollari in nuovi investimenti. Come? Studiando nuovi modi per utilizzare la tecnologia in campo medico e magari aiutare tutti quei malati costretti nelle loro case o automatizzare scuole e studi medici.
Insieme a questi altri 7 miliardi di dollari verrano spesi per espandere la rete internet in tutte quelle aree del paese con un accesso limitato o del tutto assente, il tutto con buon vantaggio per Cisco Systems, società guidata da John Chambers e leader di mercato nei router per la rete.

E in Italia? Sul quotidiano la Stampa di domenica, Stefano Parisi, Ad di Fastweb (ora controllata dagli svizzeri di Swisscom) spiega che solo il 50% della popolazione italiana ha un Pc e che solo il 43% di questi può connettersi ad internet.

Per questo Parisi spinge per la creazione di una grande rete, quella che in gergo si chiama NGN, Next Generation Network.

Tra le svariate applicazioni che questa potrebbe avere, è il settore pubblico quello che ne beneficerebbe maggiormente, con un forte miglioramento della qualità e la trasparenza degli appalti, la medicina a distanza, il risparmio farmaceutico,  giustizia civile e amministrativa più veloce, l’istruzione legata alla dialettica multimediale.

Anche i tempi sarebbero da piano Obama (entro il 2012 la rete italiana potrebbe essere terminata e ad un costo di 8-9 miliardi di euro). Tanti soldi ma che i diversi operatori di telefonia che lavorano nel nostro paese potrebbero affrontare con il sostegno congiunto del Governo.

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