Infrastrutture, il piano di Trump

Con Richard Elmslie, Co-Chief Executive Officer, Co-Chief Investment Officer e Portfolio Manager di RARE Infrastructure
Quali sono le condizioni per attuare il piano d’investimento infrastrutturale negli Stati Uniti?
Il primo requisito è un appoggio bipartisan, su cui Trump può contare perché anche i democratici sono interessati a privatizzare alcune infrastrutture. Trump ha identificato 50 principali candidati per gli investimenti infrastrutturali, ma il problema – secondo requisito – è che molti di questi asset non sono proprietà del governo federale, ma dei singoli stati. Una cosa simile era già successa in Australia: il governo ideò un programma d’incentivi, pagando gli asset il 15 per cento in più a patto che gli stati reinvestissero i soldi in infrastrutture.  Da quanto mi risulta, Gary Cohn, uno degli advisor di Trump, sta parlando proprio di questo con l’ambasciatore Joe Hockey, ex ministro del Tesoro australiano.
L’ultimo requisito è avere un accordo in grado di convincere i fondi di private equity e private debt a costruire e mantenere questi nuovi asset. L’accordo che viene usato in diverse parti del mondo è  generalmente quello della concessione: si lasciano le infrastrutture ai privati per un certo periodo di tempo, 20 o 30 anni, in cambio dei lavori di costruzione o ricostruzione.
Gli americani sono da sempre restii a pagare per le infrastrutture. Perciò il governo ha investito in queste strutture, ma poi non sono state conservate. Il problema attuale è proprio questo: ci sono infrastrutture in pessime condizioni perché non è mai stata fatta alcuna manutenzione. Per cominciare a far pagare le infrastrutture – per esempio le autostrade – si potrebbe introdurre il pedaggio in maniera graduale, con un costo iniziale abbastanza basso, ed alzarlo di anno in anno in base all’inflazione.
Quali incentivi chiedono i proprietari degli asset per reinvestire il capitale in nuovi progetti? Può farci il nome di un buon esempio di privatizzazione o incentivazione?
Per coinvolgere il capitale dei privati, questi ultimi devono sapere che c’è un accordo e che il governo lo rispetterà.  Quindi, se sto per fare un’offerta per rifare una strada, costruirla o sistemare un aeroporto, devo essere sicuro che, se investirò dei soldi per rispondere a una richiesta di manifestazione d’interesse, le regole del bando saranno seguite scrupolosamente, ci sarà un processo trasparente di selezione delle offerte e il vincitore sarà libero di ricostruire l’asset senza vincoli. Nel mondo ci sono molti buoni esempi di privatizzazione,  a seconda dei punti di vista. In alcuni casi le infrastrutture sono state svendute: un successo per chi le ha comprate, ma non per il governo che le ha cedute.
Una volta che il processo di privatizzazione negli Stati Uniti sarà partito, chi pensa parteciperà?
Ci saranno diverse controparti interessate. Le banche internazionali vorranno essere coinvolte attraverso il finanziamento del debito. Molti fondi d’investimento in infrastrutture e aziende del settore – sia quotate che non – vorranno partecipare sia come azionisti che come parte in causa nel progetto. Dal punto di vista delle quotate, i più grandi gestori di autostrade nel mondo sono Transurban, in Australia, VINCI in Francia, Atlantia e Abertis in Italia e Spagna. Tutte vorranno essere coinvolte e tutte – tranne VINCI – si erano già interessate agli Stati Uniti. Ovviamente, ci saranno effetti anche per i consulenti che ci lavoreranno a livello globale, dagli ingegneri ai consulenti finanziari. Se la privatizzazione sarà fatta con successo, sarà uno spin-off importante per diversi settori, e ne beneficeranno sia aziende quotate che non.
Quali sono le sfide di Trump?
La sfida principale è avere un supporto bipartisan. Trump vuole andare avanti, ma come sottolineato già in apertura gli asset sono di proprietà dei singoli stati, non del governo federale. Dovrà iniziare da governatori repubblicani che vogliono migliorare le infrastrutture nel proprio stato. Inoltre, l’amministrazione deve lavorare a un accordo abbastanza solido per convincere i fondi di private equity e di private debt che, nell’arco temporale della concessione, riceveranno i fondi concordati dalla richiesta di manifestazione d’interesse.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!