Più Europa e tecnologia nei fondi passivi ESG azionari globali

A cura di Morningstar

La convinzione secondo cui gli investitori che seguono una strategia attenta ai criteri ambientali, sociali e governance (ESG) debbano sacrificare una parte di rendimento è ancora ampiamente diffusa, nonostante ci siano numerosi studi che dimostrano come tale approccio riduca il livello generale di rischio.

All’interno dell’ultimo Morningstar Asset-Class Spotlight, gli analisti di Morningstar hanno cercato di capire quale di queste due posizioni contrapposte è più corretta quando si tratta di investire in prodotti passivi azionari globali.

Dando uno sguardo ad alcune tra le più comuni metriche di rischio e rendimento, la fotografia per questo tipo di prodotti non è rosea. Il grafico seguente, infatti, mostra come i fondi passivi ESG abbiano sottoperformato l’Msci World nel corso degli ultimi cinque anni, anche in termini di rendimento corretto per il rischio.

Anche analizzando la perdita massima maturata in questo periodo, la situazione non migliora: tutti i fondi hanno infatti registrato un maximum drawdown superiore all’Msci World.

La sottoperformance di questi fondi può essere in parte spiegata dalla loro sottoesposizione verso gli Stati Uniti e dalla forte esposizione all’Europa, in un periodo in cui le azioni statunitensi hanno battuto le loro controparti europee”, si legge nello studio. Queste ponderazioni geografiche, comunque, sono coerenti con la loro strategia: le imprese europee, in particolare quelle dei paesi nordici, hanno più probabilità di adattare i loro modelli aziendali ai criteri ESG e di conseguenza tendono a ricevere punteggi di sostenibilità più elevati rispetto ai loro cugini statunitensi. “Date queste differenze sociali tra le due regioni, ci aspettiamo che questa previsione geografica persista”, affermano gli analisti di Morningstar.

A livello settoriale, invece, la più importante differenze con l’indice di riferimento riguarda il comparto energetico. La quasi totalità dei fondi passivi sostenibili, infatti, sottopesa i titoli energetici rispetto all’Msci World. Questo ha contribuito a proteggere i portafogli dal crollo dei prezzi del petrolio e ha contribuito positivamente alle performance degli ultimi cinque anni, ma può allo stesso modo giocare negativamente in periodi di rally per il settore. Data la natura poco “ambientalista” delle società energetiche, questa ponderazione rimarrà una caratteristica dei fondi ESG anche per il prossimo futuro.

Dall’altro lato, molti fondi con un Sustainability Rating elevato presentano una maggiore esposizione ai titoli tecnologici, il che non è sorprendente poiché queste aziende tendono ad avere un’“impronta ambientale” relativamente piccola.

Diversi studi hanno dimostrato che il perseguimento della sostenibilità in un portafoglio non produce necessariamente delle performance inferiori. Tuttavia, ciò può essere vero soprattutto per lunghi periodi e per i mercati azionari di un singolo paese. Ma per periodi più brevi e per coperture geografiche più ampie, come appunto l’azionario globale o i mercati emergenti, i diversi pesi geografici possono influire sui rendimenti.

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