Per Moody’s ora l’Europa è meglio degli Stati Uniti

Dopo il calo di ieri, oggi le Borse tentano di riprendersi dalla paura dettata dal lancio del missile nord coreano che ha sorvolato il Giappone. In questro contesto, Moody’s ha rivisto al rialzo le stime sul Pil italiano che da un precedente livello di 0,8% oggi arriva a 1,3% per il 2017 e, per il prossimo anno, dell’1 per cento.

Un cambio di rotta adettato da una serie di vantaggi offerti dalla politica monetaria che ha a sua volta impattato positivamente sulla ripresa di tutta l’Ue. Un esempio arriva proprio dalla proiezione del Pil tedesco alzati al 2,2% per il 2017 e 2% per il 2018, e per quello francese, all’1,6% per il prossimo biennio mentre prima non si andava oltre l’1,3% per il 2017 e l’1,4% per il 2018. Un ottimismo che rivela come possano cambiare le cose nel giro di qualche mese.
All’inizio dell’anno, infatti, tutti i timori erano legati proprio al panorama europeo con le diverse elezioni in arrivo, elezioni che minacciavano di premiare i vari movimenti euroscettici, dando un’ulteriore spinta verso la disgregazione dell’Unione che, a suo tempo, era germinata con la crisi greca.

La sfiducia negli Usa

In parallelo l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trum accendeva gli animi degli investitori fiduciosi in una politica business friendly e ina serie di riforme fiscali che, tra le altre cose, avrebbero attratto anche i capitali detenuti all’estero.
Invece, allo stato dei fatti, non è difficile capire come mai l’agenzia di rating abbia preferito limare le previsioni di crescita per gli Usa, ingolfati dalle difficoltà politiche, a favore di un Vecchio Continente che è inquadrato verso una crescita che, per il 2017 e il 2018 è già vista come superiore alle potenzialità.

In particolare nel secondo trimestre si è visto un forte incremento nella spesa dei consumatori mentre i principali indicatori come i dati PMI altrettanto incoraggianti. Tutti questi elementi, come confermato da Madhavi Bokil, vice presidente di Moody, suggeriscono che la crescita dovrebbe accelerare nel corso del resto dell’anno, mentre un’ulteriore conferma arriva anche dall’indicatore di fiducia dei consumatori ai massimi da 16 anni.

Dall’altro lato dell’oceano, invece, l’altro paradosso: l’economia Usa si è dimostrata più debole rispetto a quanto preventivato inizialmente, un trend che ha portato Moody a tagliare le prospettive di crescita per gli Usa dal precedente 2,4% all’attuale 2,2%.
Non solo, ma la stessa agenzia di rating si è dichiarata meno fiduciosa nella capacità di Trump di far approvare le misure per gli investimenti pubblici nelle infrastrutture, uno dei cardini della sua campagna elettorale. Anche per questo motivo le previsioni per il Pil Usa 2018 sono state ridotte dal 2,5% al 2,3% anche a seguito, come specificato, di “uno stimolo fiscale più modesto di quanto precedentemente assunto.

Di TrendOnline

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