Guai a chi demonizza i certificati di investimento

A cura di Daniele Bernardi, Ad Diaman Scf

Mi è capitato di recente di imbattermi in un Blog, peraltro molto seguito, il cui principale contributore aveva scritto un post molto negativo sui certificati di investimento. Da come scriveva si capiva bene che la sua fonte di ispirazione erano più i pregiudizi che l’approfondimento, che la conoscenza della materia era limitata e il post conteneva inesattezze.

Sia chiaro, è capitato anche a me di dare giudizi sbagliati sulla base di informazioni parziali,  (anch’io dovrò a breve cambiare versione sul mondo delle cryptovalute che ho demonizzato senza comprenderne bene i meccanismi e soprattutto la filosofia alla base di tale rivoluzione, me ne parlerò tra qualche settimana), quindi non voglio colpevolizzare nessuno.

Comprendiamo insieme cosa sono i certificati

Quindi ho pensato di fare un post di chiarimento su questa tipologia di strumenti finanziari, perché ritengo che meritino attenzione e studio, più di quanto avuto finora. Partiamo dalla definizione di certificato di investimento ripreso dal sito della ACEPI, l’Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento) www.acepi.it:  I certificati sono strumenti finanziari che si caratterizzano per un’ampia varietà di profili di rischio/rendimento e consentono pertanto di realizzare soluzioni finanziarie in linea con esigenze d’investimento diverse. Gli investment certificate sono derivati cartolarizzati, ovvero una combinazione di contratti finanziari incorporati in un titolo, negoziabile come un titolo azionario. Questi prodotti sono emessi da istituzioni finanziarie che si assumono l’obbligo dei pagamenti dei flussi dovuti, coerentemente con quanto contenuto nell’apposito prospetto informativo. Un singolo certificato può essere scomposto in vari componenti, che possono prevedere, per esempio:

  • la direzionalità del sottostante (esposizione al rialzo e/o al ribasso);
  • la distribuzione di proventi durante la vita dello strumento (coupon);
  • il rimborso anticipato con relativo premio riconosciuto all’investitore;
  • la protezione completa, parziale oppure condizionata del capitale investito all’emissione;
  • un premio di rimborso a scadenza.

Normalmente i sottostanti dei certificati sono Opzioni sia Plan Vanilla (ovvero molto semplici) che esotiche come le Opzioni Digitali o a barriera.

Partiamo dagli aspetti negativi

Compreso cosa sono i certificati, partiamo dagli svantaggi e dai pericoli dei certificati:

  • il certificato di investimento incorpora un rischio emittente, in quanto la banca che emette il certificato di fatto si finanzia con tali strumenti e quindi i certificati sono assimilabili a delle obbligazioni e quindi soggette ad un eventuale fallimento dell’emittente;
  • sono difficili da comprendere, per chi non mastica modelli quantitativi mi rendo conto che i certificati possono essere veramente difficili da capire;
  • sono soggetti, peraltro come gli ETF, ad un market maker, o specialista, che si impegna a fare il prezzo sia di acquisto che di vendita con spread solitamente del 1% tra denaro e lettera, quindi c’è comunque un rischio liquidità, (non confrontabile con il mercato delle Obbligazioni OTC);
  • ci sono certificati, come quelli a leva che in realtà sono molto pericolosi, soprattutto se la leva è elevata (ho scritto sull’argomento il post Si leva o non si leva?

Ma non ci sono solo i difetti, ci sono molti pregi e vantaggi dall’utilizzo di questi strumenti, vediamone qualcuno…

Adesso tocca ai vantaggi

Il vantaggio dei certificati è quello di permettere all’investitore non sofisticato, di accedere a strategie di investimento complesse, che ovviamente richiedono preparazione, esperienza ed attenzione per essere capite e sfruttate correttamente.

Io da sempre suggerisco di comprendere bene ogni singolo certificato che si vuole mettere in portafoglio, oppure appoggiarsi a dei consulenti finanziari che abbiano esperienza e competenza per valutarli.

Ma i vantaggi sono soprattutto altri, ovvero (1) la fiscalità, molto vantaggiosa perché a differenza dei fondi e degli ETF che purtroppo non possono compensare le minusvalenze di altri strumenti finanziari con le loro plusvalenze, i certificati godono di una fiscalità semplificata che ne permette il recupero delle minusvalenze nella maggior parte dei casi; ma anche (2) la possibilità di investire in molte asset class diversificate, (3) di poter strutturare prodotti molto meno costosi dei Fondi e degli stessi ETF in molti casi, perché non ci sono tutte quelle incombenze come la banca depositaria, il trasfer agent, la banca corrispondente, l’auditor, la società di revisione, ecc… ecc…

Remunerare la correlazione

Ci sono altri svantaggi minori, ma il vantaggio che più ci affascina, noi “cervelloni quantitativi” è che il certificato di investimento è l’unico che ti permette di prezzare e quindi remunerarti per la correlazione tra gli strumenti utilizzati.

Mi rendo conto che sia difficile comprendere questo concetto, però se io strutturo un certificato “Autocallable” (di cui la settimana prossima spiegherò nel dettaglio il funzionamento) con tre titoli perfettamente correlati tra di loro, la cedola che l’emittente del certificato è in grado di offrirmi è inevitabilmente bassa; se invece utilizzo tre titoli completamente de-correlati o comunque scarsamente correlati tra di loro, la cedola sarà più alta, e questo scusate se è poco nessun altro strumento finanziario che io conosca è in grado di pagarmelo.

Delta one sulla robotica

Concludo con accenno, giusto per auto-celebrarsi un poco ogni tanto che fa bene all’autostima ad un certificato che abbiamo emesso, forse i lettori più attenti lo ricorderanno, a dicembre 2016; è un certificato sulla Robotica, dove come DIAMAN abbiamo contribuito a selezionare i titoli sottostanti con modelli quantitativi (ovviamente).

Il grafico dimostra che il certificato, linea bianca, per ora ha sovra-performato sia il miglior fondo di categoria che il miglior ETF di categoria (di cui ho occultato i nomi per non fare pubblicità comparativa).

Questo non perché siamo più bravi, ma perché spesso un paniere di 10 titoli, seppur più volatile, è più efficiente di un indice od un fondo molto diversificato, e questo è un altro vantaggio dei certificati di investimento, perché non hanno le ferree regole che li limitano nelle strategie di investimento, mentre con i certificati, si possono modellare a piacimento.

Quindi se avete qualche idea di investimento, magari possiamo aiutarvi a trasformarla in un certificato di investimento per voi o per i vostri clienti, sempre con un occhio indipendente (e l’altro rivolto al cliente).

Come sempre spero di alimentare un dibattito costruttivo sull’argomento che permetta a tutti (compreso il sottoscritto) a crescere nella propria cultura finanziaria e formarsi delle opinioni indipendenti e informate.

Concludo con un aspetto curioso: il documento di chiarimenti sulla “Product Governance” dell’ESMA, per fare un esempio di come un intermediario debba strutturare il processo di verifica dell’adeguatezza del prodotto e del profilo di rischio del cliente, ha usato un Certificato Autocallable composto da tre titoli… (che significhi qualcosa, cari responsabili della compliance?)

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