Oro, secondo Morningstar per un ulteriore rally mancano i fondamentali

A cura di Morningstar

La popolarità dei gioielli in oro in Cina e in India è crollata negli ultimi anni, trascinando la domanda aurifera mondiale al suo livello più basso da sette anni. Ma nonostante questo massiccio declino della componente più importante della domanda d’oro, i prezzi si sono rivelati resilienti, grazie in particolare al sostegno degli investitori. Di fronte agli aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, i flussi verso gli Exchange Traded Product (Etp) auriferi sono infatti tornati ai livelli registrati nel 2013.

Tuttavia, l’attuale valore vicino ai 1.300 dollari l’oncia non ha alle spalle solidi fondamentali. Gli analisti di Morningstar, infatti, prevedono che i prezzi dell’oro diminuiscano da qui alla fine del 2017 e anche nel 2018, prima che la domanda di oro fisico da parte del settore della gioielleria cinese e indiana catalizzi un nuovo rimbalzo. I deflussi degli investitori possono colpire improvvisamente, ma un recupero completo nelle vendite di gioielli richiederà tempo.

“La domanda ‘finanziaria’ e quella relativa ai gioielli hanno avuto l’impatto maggiore sull’attuale equilibrio dell’offerta e della domanda d’oro. Tuttavia, ci aspettiamo che le tendenze recenti – una crescente domanda da parte degli investitori e una domanda di gioielli in caduta – si invertiranno negli anni a venire”, spiegano gli analisti di Morningstar in una nota. “Continuiamo a considerare i flussi degli Etp come la più grande minaccia a breve termine per i prezzi dell’oro. Ad esempio, nel 2013, quando gli investitori liquidarono quasi il 25% delle loro partecipazioni nei replicanti auriferi, i prezzi diminuirono di circa 300 dollari all’oncia, o circa il 25%. I titoli azionari delle società estrattive hanno poi seguito lo stesso trend”.

L’impatto del biglietto verde
I movimenti valutari hanno poi contribuito a ridurre i costi di estrazione dell’oro. Nel 2016 le principali valute dei paesi produttori, come il dollaro canadese, il dollaro australiano, il renminbi cinese e il rublo russo, hanno perso rispettivamente il 3%, l’1%, il 4% e il 9% rispetto al dollaro americano, estendendo le tendenze pluriennali. Le valute locali più deboli riducono efficacemente i costi denominati in dollari statunitensi. Tuttavia, questo effetto deflazionistico sui costi sembra andare scomparendo. Nei primi sette mesi del 2017, infatti, il dollaro canadese, il dollaro australiano e il rublo russo si sono rafforzate e hanno riguadagnato rispettivamente il 7%, il 10% e il 3% rispetto al dollaro statunitense.

Nonostante l’andamento degli ultimi anni, in cui i mercati auriferi hanno in qualche modo sorpreso con la loro resistenza alla salita dei tassi d’interesse negli Stati Uniti e al crollo della domanda fisica, gli analisti di Morningstar credono che l’aumento dei tassi di interesse reali previsto dalla Fed nei prossimi mesi aumenterà il costo-opportunità di possedere oro, il che dovrebbe alla fine portare deflussi dagli Etp e ulteriore pressione sui prezzi. I Federal Funds Rate sono passati negli ultimi 18 mesi da un livello prossimo allo zero all’1,25% e la tendenza continuerà.

Ci sono diversi precedenti di vendite improvvise da parte degli investitori in Etp auriferi provocate da un aumento dei tassi americani. Nel corso del 2013, i prodotti dedicati al metallo giallo conobbero ingenti deflussi, che portarono a una contrazione del 36% rispetto all’inizio dell’anno. Ciò fu determinato principalmente da una crescita dei rendimenti sui Treasury a 10 anni, aumentati di più di 100 punti base in pochi mesi.

I rischi geopolitici
Uno dei motivi per cui gli investitori continuano a detenere oro in portafoglio malgrado la politico della Fed riguarda i rischi geopolitici. Questo tipo di incertezza è sempre difficile da misurare e il metallo giallo è spesso visto come una sicurezza in periodi volatili, soprattutto per il fatto di non essere legato al destino di nessun paese in particolare. Certo, il ricorso all’oro come porto sicuro dipende da una logica circolare: esso fornisce un rifugio sicuro solo un numero sufficiente d’investitori ne è convinto.

“Dato che non possiamo prevedere la tempistica, la gravità o la probabilità di grandi eventi geopolitici, non li usiamo esplicitamente per modellare le nostre previsioni”, spiegano gli analisti di Morningstar. “Anche perché, mentre la geopolitica può creare volatilità nel breve, per gli investitori a lungo termine non è un parametro così importante. Anche gli impatti degli eventi più importanti si dissolvono nel tempo, mentre la ‘banalità’ dell’offerta e della domanda è quello che conta”.

oro consensus

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