UniCredit, Jan Krzysztof Bielecki l’uomo del mistero

Seduta di ripresa, dopo i ribassi degli ultimi giorni, finalmente nelle maggiori piazze finanziarie del vecchio continente sembrano essere tornati gli acquisti. In controtendenza invece Piazza Affari, con l’S&P Mib che lascia sul terreno mezzo punto percentuale. Inversione di trend anche per le “big bank” italiane, con [s]UniCredit[/s] che dopo una apertura negativa, riesce a recuperare ed a invertire il trend degli ultimi giorni.

Per UniCredit è un momento decisamente no. Solo da inizio anno, a Piazza Affari, il titolo ha perso oltre il quaranta percento. Diversi i motivi che hanno spinto al ribasso il titolo, le voci sulle possibili nomine del Board, poi confermato, l’ingresso di nuovi azionisti nel gruppo, il dietro front di alcune fondazioni su operazioni di rilievo per l’istituto, ed infine la paura del mercato per l’esposizione di UniCredit sul mercato dell’Est Europa.

Un rischio individuato dalla Banca d’Italia lo scorso gennaio, e che potrebbe riguardare anche alcuni istituti italiani, tra cui UniCredit. Il gruppo guidato da [p]Alessandro Profumo[/p] avrebbe una esposizione significativa sul mercato polacco. Tuttavia rimane ancora un mistero sulla reale esposizione del gruppo, che attraverso il suo vice amministratore delegato, [p]Roberto Nicastro[/p], ha fatto sapere che a riguardo del rischio East Europe, il board ètranquillo e sereno”, aggiungendo che “abbiamo posizioni molto diversificate per Paese, attività e settore”.

Per adesso quindi rimane l’incertezza del mercato, contro le parole “rassicuranti” dei manager di Piazzale Cordusio. L’unica certezza rimane il risultato in borsa, con il titolo UniCredit che nella seduta di ieri si è avvicinato alla soglia dell’euro, un risultato tra i peggiori degli ultimi anni. (Grafico 1).


Da tenere sotto osservazione, oltre che le relazioni UniCredit, anche [s]Bank Pekao[/s], la controllata polacca. Per quanto concerne gli uomini chiave, sul fronte East Europe sono essenzialmente due: [p]Jan Krzysztof Bielecki[/p], ex primo ministro polacco, e attuale CEO di Bank Pekao. e [p]Federico Ghizzoni[/p], ex Direttore Generale dell’ufficio UniCredit di Singapore, ed attuale responsabile della divisione poland’s Markets, una figura senza dubbio di elevata capacità ed esperienza internazionale. Non rimane quindi che aspettare i risultati effettivi forniti da gruppo, con la conferma, o no, del reale rischio proveniente dall’Europa Orientale.

Notizia incandescente invece in arrivo dalla Svizzera, il braccio di ferro di [s]UBS[/s] con il governo statunitense sembra essersi chiuso. La prima banca elvetica avrebbe infatti ammesso di aver aiutato dei cittadini amercani ad evadere il fisco. Un meccanismo di evasione complesso, gestito dalla divisione [a]Private Banking[/a], con aperture di fittizzi conti nei paradisi fiscali ed acquisti di opere d’arte e preziosi. Secondo lo stesso [p]Bradley Birkenfeld[/p], ex manager di UBS indagato nel caso, a fronte di 20 miliardi di dollari non pagati al fisco americano, l’istituto ne guadagnava 200. Cifre quasi da record, che però alla fine sono costate 780 milioni di dollari a Unione Banche Svizzere. Ammettendo il reato infatti, UBS dovrà sborsare quasi 400 milioni di dollari al [a]Internal Revenue Service[/a], il fisco americano, e altri 380 alla [a]SEC[/a]. Un esborso rilevante per l’istituto americano, che al monento non si trova di certo con un bilancio dei migliori. Inoltre, gli accordi cone le autorità americane, dovrebbero portare UBS ha fornire i nomi dei clienti americani coinvolti nel caso, circa 20 mila, abbassando così il segreto bancario.

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