Una riflessione sulla politica monetaria

A cura di Deutsche AM

In Europa l’attenzione è rivolta alla BCE e alle sue future decisioni, mentre anche la Cina è impegnata nell’implementazione di una vasta gamma di strumenti di politica monetaria. I recenti avvenimenti negli Stati Uniti ci ricordano che la politica monetaria non è un problema che riguarda solamente le banche centrali.

Negli Stati Uniti desta molta preoccupazione l’uragano Irma che dovrebbe abbattersi sulle coste della Florida questo fine settimana. Ma, oltre a questo disastro naturale preoccupano altre questioni che la Casa Bianca è chiamata a risolvere con urgenza. L’emergenza causata dall’uragano Harvey e l’accordo tra il Presidente Trump e i Democratici per un aumento trimestrale del tetto sul debito, hanno consentito al governo di temporeggiare. Tuttavia, esistono ancora importanti divergenze tra i Repubblicani e i Democratici per quanto riguarda il bilancio e gli obiettivi della riforma fiscale (ad es. il muro al confine con il Messico, l’ACA (Obamacare), il taglio delle imposte sulle imprese, le spese per l’assistenza sociale). Anche numerose questioni legislative attendono di essere risolte. Inoltre le preoccupazioni geopolitiche sono in primo piano e riguardano in particolare la Corea del Nord. La prevista decisione di Donald Trump di rinegoziare il patto nucleare con l’Iran (a metà ottobre) potrebbe infine contribuire a far crescere la volatilità. Tutti questi avvenimenti potrebbero creare ulteriori grattacapi alla Federal Reserve, già alle prese con la questione relative alla successione di Janet Yellen, il cui mandato scadrà a gennaio 2018.

Nell’immediato la BCE non si trova a dover affrontare una rete complessa di problemi politici, tuttavia deve muoversi con cautela sui mercati. Dopo la riunione di questa settimana, la Banca Centrale Europea ha diffuso un comunicato nel quale si accenna a un’estensione del quantitative easing. Nella successiva conferenza stampa, Mario Draghi ha annunciato che dalla prossima riunione in programma per ottobre potrebbero provenire le prime indicazioni sulla strategia del tapering. Queste parole sono state sufficienti per contribuire a un nuovo apprezzamento dell’euro, un’evoluzione che la BCE deve considerare preoccupante. Un altro dilemma è rappresentato dalla robusta crescita economica in combinazione con un’inflazione contenuta; è opportuno evidenziare, tuttavia, che l’inflazione di base nell’Eurozona ha già raggiunto il livello osservato negli Stati Uniti nel 2013, quando la Federal Reserve annunciò la sua strategia di tapering.

In Cina la politica monetaria si serve di altre misure, riducendo la leva finanziaria a livello nazionale e attuando un controllo più rigoroso sui flussi di capitale in uscita. Desta preoccupazione il fatto che gli investimenti all’estero siano finanziati ricorrendo al debito e inoltre l’uscita di capitali rende più complessa la gestione della liquidità interna. I dati recenti indicano un nuovo incremento delle riserve estere e un apprezzamento del CNY nei confronti del dollaro.

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