Sterlina in ripresa

A cura di Michael O’Sullivan, Chief Investment Officer – International Wealth Management Credit Suisse
Se Anthony Trollope tornasse a vivere nel nostro mondo e cercasse di riscrivere «La vita oggi», il suo libro potrebbe tranquillamente concentrarsi sulla tecnologia. Il suo personaggio centrale, Melmotte, indosserebbe una t-shirt piuttosto che un tight e speculerebbe sui bitcoin invece che sui titoli delle ferrovie. La tecnologia oggigiorno è la grande creatrice di nuova ricchezza e la forza primaria in grado di modificare il comportamento umano – socialmente, politicamente ed economicamente.
Il suo ruolo di zeigeist (spirito del tempo) è evidente in molti degli enigmi economici più intriganti che ci confondono. Rivela se stesso nel ruolo di trading algoritmico e basato sui computer nei mercati finanziari, nella maniera in cui la tecnologia ha reso possibili cambiamenti massicci nel modo di lavorare e nella struttura del mercato del lavoro. Non solo, è manifesto nel modo in cui la tecnologia ha consentito enormi mutamenti strutturali nel settore retail e nei beni di consumo e nell’ascesa di nuovi asset finanziari, dagli ETF fino alle criptovalute.
iPhone. Il lancio dell’iPhone X di Apple è stato un momento importante nella narrativa tecnologica per molti dei nuovi trend che ha segnalato – il ruolo della tecnologia come bene di lusso, l’aumento dei prezzi in un settore associato a prezzi in calo e deflazione e le sfide crescenti per le aziende tecnologiche statunitensi da parte dei concorrenti cinesi. Dal punto di vista dei  mercati finanziari, l’attenzione dedicata ad Apple ha sottolineato il contributo dei titoli tecnologici al rialzo dei mercati quest’anno. Ad esempio, un piccolo gruppo di titoli tecnologici large cap ha guidato più del 50% del rally nell’indice S&P 500 finora quest’anno. I cinque titoli FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google) ora rappresentano fino al 13% della capitalizzazione complessiva dello S&P 500.
La situazione potrebbe cambiare a breve. Dal punto di vista dei mercati, l’attrattiva dei titoli tecnologici dipende in parte dal loro ruolo di «titoli di crescita» e questi ultimi dipendono dai tassi di interesse bassi e da una liquidità abbondante come carburante della loro accelerazione. Mentre è molto difficile assistere a un cambiamento improvviso nelle prospettive per i tassi, c’è un cambiamento ai margini che, a mio parere, sancisce l’inizio di una nuova fase nel comportamento del mercato finanziario. Alcuni mesi fa ho scritto dell’inizio della «Fine dell’accomodamento» (Financial Times, 5/7/2017), in cui le banche centrali comincerebbero lentamente a «ritirare» l’esorbitante stimolo degli ultimi sette anni.
Le banche centrali che hanno contemplato ciò persino pubblicamente hanno assistito a un rialzo delle rispettive valute, in particolare la Riksbank, la BCE e la Bank of England. La predisposizione dei mercati a operare «La fine dell’accomodamento» è stata sottolineata dalla reazione del mercato ai forti dati dell’IPC britannico della scorsa settimana e dal successivo comunicato ufficiale relativo alla riunione di giovedì della Bank of England, che sembra preparare la scena per un rialzo dei tassi a novembre.
La sterlina è andata alle stelle e l’FTSE 100 ha solidamente sottoperformato gli altri indici (si noti che due settimane fa abbiamo portato l’indice FTSE ad underperform e che continuiamo ad apprezzare la sterlina rispetto all’euro). La Brexit, o piuttosto, il «caos della Brexit» potrebbe anche aiutare la sterlina. Due discorsi importanti alla Camera dei Lord (sia da parte di ex funzionari pubblici/diplomatici britannici, Lord Bridges e Lord Kerr, link di seguito) celano la scarsa qualità della strategia di negoziazione di Downing Street. Se ciò dovesse proseguire (occhi puntati sul discorso di Theresa May del prossimo venerdì a Firenze) allora una soft Brexit sarà molto verosimile.
Ora è il turno della Yellen. Tornando agli istituti centrali, la prossima settimana toccherà alla Fed pronunciarsi su tassi e inflazione. Mercoledì renderà note tre informazioni importanti – il “come” si svolgerà il piano di decommissioning del bilancio patrimoniale, le previsioni per crescita e inflazione e inoltre la valutazione della Presidente Yellen sulla prossima mossa del FOMC con riguardo al ciclo dei tassi di interesse. Siamo del parere che la Fed sia ancora avviata, in un contesto di condizioni di liquidità molto agevolate, verso un rialzo dei tassi a dicembre (a proposito il mio collega Björn Eberhardt mi ricorda che il Presidente Obama aveva annunciato la nomina della Yellen come successivo capo della Fed a inizio ottobre 2013, dunque potremmo non dover aspettare a lungo prima che il Presidente Trump renda nota la sua scelta).
La rilevanza di tutto ciò per la tecnologia è duplice. Primo, il legame tra tecnologia e dati economici. Esistono segnali contrastanti sul fatto che la tecnologia non venga impiegata per essere utilizzata al meglio dall’economia – la produttività è bassa, l’utilizzo della capacità non appare rivoluzionato dall’IT, la struttura del settore invece che favorire l’innovazione nella tecnologia sta imbavagliando l’inflazione e la spesa in tecnologia delle aziende è attenuata. L’ultima generazione di telefoni Apple potrebbe essere sintomatica di ciò, nel senso che il ruolo della tecnologia come bene di lusso ne smorza l’impatto economico produttivo.

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