Citigroup nazionalizzata nel silenzio

Ieri Citigroup (una volta la più grande banca d’America e una delle prime nel mondo) e il Tesoro americano hanno raggiunto un accordo che prevede che Washington possa salire ulteriormente nel capitale della banca, convertendo le azioni privilegiate (già in suo possesso) in titoli ordinari.

In dettaglio l’operazione prevedeva la conversione dei titoli alle migliori condizioni del mercato (le migliori per il Governo ovviamente) e ha così portato alla conversione, con un raporto uno a uno, circa 25 miliardi di dollari di azioni privilegiate.

Così facendo il Tesoro detiene ora 45 miliardi di dollari di azioni privilegiate, acquistate in due momenti diversi.

Insieme a Washington, ora il gruppetto degli aficionados della banca più disastrata d’america e guidata da Vikram Pandit, vede tre fondi sovrani fianco a fianco ad Obama, investitori entrati nel capitale con uno spirito e a condizioni ben diverse.

Dopo questa operazione di conversione, il Governo ora possiede una quota della banca che sale dal 30 al 40%. Forte di questa quota, Washington ha chiesto che venga azzerato il board della banca ma indiscrezioni dicono che Pandit dovrebbe riuscire a mantenere il timone anche post – nazionalizzazione. L’operazione che dovrebbe essere annunciata nella giornata di oggi prevede inoltre che la banca passi i famosi stress test del Governo.

Di sicuro il Governo americano non ha ancora tecnicamente nazionalizzato Citigroup ma se in un momento qualsiasi decidesse di convertire i titoli privilegiati in ordinari, certo la partecipazione salirebbe ben oltre il 100% dell’attuale capitalizzazione di mercato, crollata a 12 miliardi di euro (lo stesso  controvalore di UniCredit).

Sempre secondo l’accordo raggiunto tra le parti, ogni qualvolta Washington dovesse intervenire nel capitale di Citi iniettando liquidità,  il capitale continuerebbe a diminuire facendo salire ulteriormente il Governo. Se questa non è una nazionalizzazione..

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