La globalizzazione è inarrestabile, nonostante tutto. I titoli per approfittarne

A cura di Steven T. Watson, Responsabile delle strategie azionarie globali di Capital Group

Il movimento contro il libero scambio che osserviamo al giorno d’oggi in tutto il mondo è preoccupante. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ne è l’esempio di più alto profilo, ma non è il solo. Molti governi stanno compiendo sforzi volti a limitare il commercio o a renderlo più giusto dal loro punto di vista. Tuttavia, se le regole del commercio sono più giuste da un lato, dall’altro spesso lo sono meno. Si tratta di un gioco a somma zero. Questi sforzi potrebbero attenuare il commercio globale di beni con conseguenze negative per tutti. Io credo nel libero scambio, nei confini aperti e nell’eliminazione di barriere commerciali. La Cina, ni particolare, è un’area che sto monitorando attentamente: si tratta di un paese che non partecipa in modo molto attivo nell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e comprendo lo sforzo degli altri membri nel far capire alla Cina che è arrivato il momento di aderire di più agli impegni dell’OMC, soprattutto dopo che la Cina ha tratto enormi vantaggi dalla globalizzazione, così come a nostra volta abbiamo tratto dei vantaggi dalla sua entrata sulla scena mondiale.

Per ora tuttavia, la globalizzazione della tecnologia, così come quella finanziaria e dei flussi di dati, cresce senza sosta. I flussi di dati transfrontalieri da soli sono aumentati di venti volte nell’ultimo decennio. Il mondo perciò, si sta ancora globalizzando. Sebbene il commercio di beni fisici subisca una battuta d’arresto, ritengo che il fenomeno della globalizzazione non si possa fermare. Inoltre, le società continuano a globalizzarsi tramite attività di fusione e acquisizione e grazie a spostamenti in nuovi mercati, dove spesso introducono intere supply chain e producono prodotti localizzati e personalizzati a seconda di gusti specifici. Procter & Gamble, ad esempio, ha al momento sedi operative in 80 paesi. Le grandi multinazionali stanno diventando sempre più globali, un aspetto che va ben oltre oltre il commercio transfrontaliero di beni fisici.

Forse sono più scettico per quanto riguarda gli Stati Uniti. Ritengo che il mercato statunitense sia davvero caro e presenti meno possibilità di trovare il valore inespresso che cerco. Sebbene gli Stati Uniti stiano attraversando una discreta fase di crescita, trovo un valore migliore altrove. Distinguendoci anche per la nostra comprensione analitica di società al di fuori degli Stati Uniti, dove i mercati sono meno trasparenti e documentati. Ad esempio, al momento trovo un buon valore nei mercati emergenti e, ad esempio, Naspers, che detiene una quota del 34% della società internet cinese Tencent. Naspers è una società molto simile a Softbank, se valutata con il metodo somma delle parti. Ritengo che Naspers sia una società interessante e innovativa non abbastanza conosciuta o apprezzata da molti investitori.

In generale, infatti, cerco di individuare valore in contesti dove ritengo che il mercato sia diventato troppo pessimista, non capisca davvero o non consideri fino in fondo il valore potenziale di un’impresa. Un esempio particolarmente calzante è l’impresa giapponese delle telecomunicazioni, Softbank. La società ha deluso gli investitori globali dopo l’insoddisfacente acquisizione di Sprint: tuttavia la società ha generato un valore significativo per gli investitori a lungo termine e il prezzo delle azioni è salito del 60% nel corso degli ultimi 12 mesi. La società ha accumulato un ampio portafoglio di imprese già esistenti che, se considerato alla luce del metodo somma delle parti, appare conveniente. Grazie alla nostra volontà di esaminare attentamente i dati, incontrare il management per capirne la strategia e mantenere prospettive di lungo termine, possiamo acquistare e trattenere società che non destano particolare interesse nel mercato più ampio

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