Morningstar mette a confronto gli Etf sull’EuroStoxx 50

A cura di Morningstar
Gli investitori passivi interessati a un’esposizione azionaria ponderata per la capitalizzazione di mercato dell’Eurozona hanno a loro disposizione una gamma di fondi piuttosto ristretta. Tra questi, il benchmark più seguito è l’Euro Stoxx 50, un indice molto concentrato ed esposto solo a società a grandissima capitalizzazione.
Il benchmark, infatti, include le principali 50 società con sede in 12 paesi dell’Unione monetaria europea, ponderate per la capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante. Nessun componente può pesare più del 10%. Il settore finanziario è quello più rappresentato (20-25%), seguito dai titoli industriali (12-15%) e dai beni di consumo (11-13%). Circa il 70% del portafoglio è dedicato a titoli tedeschi o francesi. Un altro 20% è composto da quelli italiani e spagnoli. Le principali posizioni sono Total, Sanofi, Anheuser Bush Inbev e Siemens, con il 4-6%.
In questo senso, l’Msci EMU Index offre un portafoglio ben più ampio (240 titoli) ed eterogeneo. Stesso discorso per l’Euro Stoxx Index (300 componenti), il più ampio indice azionario dell’Eurozona. In generale, più l’indice di riferimento è ampio, più sarà difficile per i gestori attivi batterlo.
Se confrontiamo gli indici di Sharpe tra questi benchmark su tre, cinque, dieci e 15 anni (a fine settembre 2017), vediamo che l’Euro Stoxx Index è quello che ha segnato il miglior rendimento aggiustato per il rischio, seguito da vicino dall’Msci EMU; l’Euro Stoxx 50 si piazza in terza posizione. In generale, mentre nel breve periodo può accadere anche il contrario, restiamo convinti che gli indici più ampi sovra-performeranno sempre sul medio lungo.
A causa della sua concentrazione giant cap, aziende a grandissima capitalizzazione, e della conseguente mancanza di società più piccole con un maggiore potenziale in momenti di forte crescita economica, è poco probabile che il benchmark superi i suoi concorrenti di categoria nel lungo periodo. I replicanti dell’Euro Stoxx 50, in compenso, si sono comportati meglio in tempi di ribassi e incertezza del mercato, quando gli investitori tendono a rifugiarsi nella “sicurezza” delle blue chips.
L’offerta europea
Per gli investitori del Vecchio continente, sono disponibili 17 Exchange traded fund che replicano all’Eurox Stoxx 50, di cui 8 quotati su Borsa Italiana.

I fondi coperti dalla ricerca di Morningstar sono sei e, alla luce delle considerazioni precedenti, non sorprende vedere che il giudizio qualitativo sia Neutrale in tutti i casi.
Tra questi, si distingue come patrimonio in gestione l’iShares EURO STOXX 50 UCITS ETF (DE). iShares può effettuare il prestito titoli per un importo fino al 100% del valore patrimoniale netto (Nav) del fondo. BlackRock, società capo-gruppo di iShares, gestisce il processo di prestito titoli e si tiene il 37,5% dei redditi derivanti, mentre il 62,5% restante viene condiviso con gli aderenti all’Etf. Per proteggere il fondo dal rischio di controparte che nasce da questa pratica (che teoricamente può portare ad una perdita pari al 100% del capitale), iShares utilizza un collaterale superiore al valore del prestito. I livelli di garanzia variano dal 102,5% al 112% del valore dei titoli in prestito, a seconda delle attività previste dal debitore come garanzia. Le spese correnti sono pari allo 0,16%, molto al di sotto della media di categoria, ma più elevate di altri prodotti passivi.

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