Il punto sui mercati emergenti

A cura di Raiffeisen
A settembre è stata la prima volta quest’anno che l’eccezionale performance delle azioni dei paesi emergenti (EM) è stata interrotta. Ma si dovrebbe anche evitare di dare troppo peso a questo fatto, poiché i flussi di capitale verso gli Emerging Markets continuano. Bisognerà essere prudenti solo quando ciò si trasformerà in una tendenza prolungata. Rispetto all’inizio dell’anno, l’indice azionario dei paesi emergenti segna un guadagno del 25%, molto di più dell’indice globale (+14%).
Il consolidamento delle azioni degli EM è stato accompagnato da una leggera ripresa del dollaro USA e un aumento dei rendimenti dei titoli di Stato USA. A inizio settembre, questi ultimi sono ancora scesi a un nuovo minimo annuale poco sopra la soglia del 2%, ma in seguito hanno ripreso fortemente a salire.
Un ruolo non trascurabile dovrebbe averlo giocato la banca centrale USA. Questa ha sottolineato di voler rispettare i rialzi dei tassi d’interesse già più volte comunicati. I mercati finanziari finora avevano scontato decisamente meno movimenti dei tassi. Dopo le esperienze degli anni passati e considerando l’attuale bassa pressione inflazionistica sono del tutto comprensibili questi dubbi. Tuttavia, la banca centrale USA continua a credere che l’anno prossimo l’inflazione salirà ulteriormente e raggiungerà o supererà il suo valore obiettivo.
Di fronte a una ripresa economica perlopiù simultanea praticamente in tutte le regioni del mondo, questo scenario è del tutto plausibile. Il dollaro debole, il calo dei rendimenti  delle obbligazioni societarie e il rialzo dei corsi azionari hanno portato a condizioni monetarie estremamente favorevoli per l’economia USA, nonostante i rialzi dei tassi della banca centrale. La crescita negli USA potrebbe, di conseguenza, ulteriormente accelerare l’anno prossimo, tanto più se i piani fiscali annunciati dal presidente Trump verranno attuati. Insieme a un tasso di disoccupazione ancora una volta più basso e un aumento dei prezzi del petrolio sarebbero quindi possibili tassi d’inflazione più alti. Questo, nei prossimi trimestri potrebbe causare, da un lato, rendimenti dei titoli di Stato USA maggiori e un dollaro più forte – entrambi sarebbero piuttosto negativi per le azioni e le obbligazioni nonché le valute dei paesi emergenti.
Dall’altro, gli effetti congiunturali positivi e i conseguenti aumenti degli utili delle società dovrebbero essere più importanti per i mercati azionari. In generale bisogna sottolineare che gli aumenti dei corsi sui mercati azionari finora vengono ampiamente supportati da  utili societari più alti. Nonostante il rally dei corsi, le valutazioni azionarie sono, dunque, cambiate solo poco. A meno che non si presentino dei problemi imprevisti, per esempio,  da parte della politica, nei prossimi 6-12 mesi dovrebbero trovare un contesto molto favorevole specialmente i mercati azionari. Per le obbligazioni e valute dei paesi emergenti potrebbe svilupparsi qualche difficoltà soprattutto nel corso dell’anno venturo.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!