Utili societari in crescita anche nel 2018: scenario economico ideale

A cura di Steven Bell, Capo economista di Bmo Global Asset Management
Lo scorso marzo l’economia globale ha raggiunto il suo minimo, concludendo un prolungato periodo di debolezza iniziata nell’ultima parte del 2013.  Da lì in poi, si sono registrati continui miglioramenti, che si sono riversati sugli utili aziendali. Infatti, sia il l’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) sia la produzione industriale globale – indicatori chiave per capire l’andamento dell’economia, in particolare per il mercato azionario – sono in crescita.
Ciò che è più incoraggiante però, è il fatto che la crescita non è  limitata a una regione o un’economia. Si tratta di un fenomeno globale, e le previsioni lasciano intendere che rimarrà tale. In particolare, non si individuano crescite “troppo sostenute” o “troppo deboli”, con l’inflazione al di sotto del 2% nella maggior parte dei Paesi. Si può quindi parlare di uno scenario ideale. In più, gli squilibri finanziari all’interno – e tra – i Paesi sono oggi modesti. Nonostante sia sempre rischioso  basarsi sui rendimenti passati per ipotizzare sviluppi futuri, le analisi di situazioni simili negli ultimi cinquant’anni suggeriscono che queste condizioni favoriscono una propensione agli investimenti più rischiosi, in particolare al mercato azionario e ai mercati emergenti.
 
Prospettive regionali
USA – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta imparando che trasformare la retorica delle elezioni in azioni politiche reali è difficile. La riduzione della tassazione per le aziende è sempre stata parte del suo programma, e probabilmente riuscirà a fare dei passi avanti in questa direzione, anche se il peso della tassazione sulle imprese era comunque in discesa. Nonostante questo intervento possa avere effetti positivi sull’economia nel lungo periodo, non affronta un problema che tocca da vicino una fetta consistente della popolazione americana, da cui Trump trae larga parte dei propri sostenitori: la popolazione che non ha terminato gli studi superiori e ha visto il proprio salario reale diminuire significativamente negli ultimi dieci anni. In generale, l’economia statunitense appare solida e l’inflazione rimane tenue, grazie anche alla stabilizzazione degli affitti. Ciò, insieme alla moderata crescita degli stipendi, porterà molto probabilmente la FED ad alzare i tassi a dicembre e, in misura modesta, nel corso del 2018. Questo rappresenta un fattore negativo per i mercati, ma nel nostro scenario base, dove le pressioni inflazionistiche dovrebbero restare moderate, deve essere vista più come un brezza piuttosto che una tempesta.
Cina – Il tasso di crescita cinese sta rallentando, a causa del picco raggiunto dall’offerta di lavoro, destinata a calare: la Cina ha raggiunto la maturità in questo ambito molto rapidamente, come risultato della fine della politica del figlio unico. Inoltre, in linea con il percorso seguito da altri Paesi asiatici interessati da crescite miracolose in passato, la produttività è in calo. Proprio come Giappone e Corea, il raggiungimento della soglia dei $7.000 di PIL pro capite ha segnato l’inizio di una fase di crescita più lenta. Non crediamo che la Cina sia prossima a un hard landing, ma è ragionevole aspettarsi che la crescita si attesti intorno al 5% per i prossimi anni – ben al di sotto dell’8% raggiunto in passato.
Europa – Persino in un contesto di crescita sincronizzata a livello globale, il miglioramento delle economie europee è particolarmente notevole. La fine dell’austerity fiscale, insieme all’espansione monetaria che sta interessando l’area hanno spinto la ripresa. Nonostante alcuni dubbi (le elezioni del 2018 in Italia, la negoziazione degli stipendi in Germania) non ci aspettiamo che alcuna delle due porti al deragliamento della svolta positiva dell’economia Europa.+
 
Gli utili sono in crescita
Al momento gli utili sono ben al di sopra delle medie storiche e, nonostante il timore di alcuni che gli utili possano essere messi sotto pressione, siamo convinti che ci siano numerose ragioni per cui rimarranno invariati. Tra i vari fattori che secondo noi dovrebbero sostenere gli utili societari: i bassi tassi di interesse e una bassa tassazione per le aziende, la debolezza della forza lavoro, l’esistenza monopoli in diversi settori con forti barriere all’ingresso.
Guardando avanti, ci aspettiamo che gli utili crescano ancora nel 2018, e siamo perciò positivi riguardo alle prospettive per il mercato azionario – meno per l’obbligazionario, dove buona parte del mercato risulta al momento pienamente valutata.

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