BCE ancora cauta: tutti i commenti degli esperti

La BCE ha annunciato un rallentamento degli acquisti mensili di asset, a partire da gennaio del prossimo anno, avviando ufficialmente il cosiddetto processo di tapering. Il volume mensile degli acquisti sarà ridotto a 30 miliardi di euro (la metà rispetto al dato attuale) nei primi nove mesi del 2018, un valore in linea con le aspettative del mercato. Anche se la BCE ha mantenuto la flessibilità necessaria per prevedere ulteriori proroghe, è probabile che questa iniziativa segnerà la fase conclusiva del programma QE della BCE, il cosiddetto APP (Asset Purchase Programme), lanciato all’inizio del 2015. Ecco di seguito i commenti dei principali esperti alla decisione di Draghi:

di Alessandro Tentori, Chief Investment Officer AXA Investment Managers Italia

Nessuna sorpresa dall’attesissima conferenza stampa di Mario Draghi, la cui propensione a una politica monetaria espansionistica va a beneficio dei mercati. Nel medio periodo, i rischi geopolitici e di mercato vengono stemperati da una crescita globale sopra le attese e dal supporto fornito dalla politica monetaria.

La reazione positiva dei mercati europei riflette prevalentemente fattori tecnici e in special modo il posizionamento degli investitori. Nonostante, l’annuncio di Mario Draghi sia ampiamente in linea con le aspettative di mercato, il rintracciamento del cambio Eur/Usd, la sessione positiva del DAX e il restringimento del differenziale tra BTP e Bund tedeschi indicano strategie leggermente più difensive espresse dagli investitori prima della riunione di oggi.

Nel medio periodo, il momento positivo dei mercati è destinato a beneficiare sia dal supporto di politica monetaria che dalla crescita globale sincronizzata. Il restringimento degli spread di credito, sia sovrano che privato, evidenzia un continuo miglioramento del sentiment sui mercati finanziari globali. I portafogli con una predisposizione all’azionario, al high yield e ai mercati emergenti dovrebbero trarne grande beneficio.

I rischi dovuti alla bassissima volatilità di mercato, nonché a possibili situazioni di illiquidità, in special modo sul funding-offshore in dollari americani, si affiancano a scenari geopolitici caratterizzati da alta incertezza. A nostro avviso, questi rischi non dovrebbero materializzarsi nel breve periodo, ma rimangono comunque fattori importanti che determineranno la performance nel lungo periodo.

Silvia Dall’Angelo, Senior Economist, Hermes Investment Management

Pur con l’avvio del tapering, nei prossimi due anni il quadro generale della politica monetaria resterà molto accomodante. Dopotutto, il processo di riduzione degli acquisti indica che il bilancio della BCE continuerà a crescere ancora nel 2018, solo ad un ritmo più lento. Per quanto riguarda i tassi di politica monetaria, gli orientamenti previsionali secondo cui i tassi chiave della BCE rimarranno ai livelli attuali “andando ben oltre l’orizzonte temporale” del QE sono stati automaticamente confermati dall’estensione del QE per ulteriori nove mesi. Leggendo tra le righe, questo suggerisce che probabilmente assisteremo al primo rialzo dei tassi non prima della prima metà del 2019.

Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management 

Siamo al giro di boa della politica monetaria. Le circostanze eccezionali che avevano caratterizzato la grande recessione di origine finanziaria avevano reso indispensabile l’attivazione di politiche monetarie straordinarie, sia per gli Usa sia per l’Europa: ora l’emergenza è conclusa e il cortisone della liquidità non ha più necessità di essere somministrato. Dunque, l’epoca del sostegno delle banche centrali è finita sotto una buona stella perché il quadro macro è positivo. Resta però un problema di valutazioni: a fronte di una crescita buona con una liquidità abbondante, bond ed equity si sono apprezzati entrambi. Agli indici azionari è bastato che fosse debellata la paura della recessione per raggiungere i massimi, mentre le obbligazioni sono state trainate dalla liquidità e dalla mancanza d’inflazione. Ed è stata proprio la liquidità a creare questa anomalia, presentandosi come un’arma a doppio taglio. Ora se lo scenario mondiale si normalizza e torna l’inflazione, i bond sono a rischio e, se correggono troppo precipitosamente, possono provocare danni a cascata su tutte le asset class. Per dirla in altri termini, la correlazione anomala che ha portato anche quest’anno le valutazioni azionarie e obbligazionarie a correre insieme, potrebbe portare il prossimo anno a un contemporaneo crollo. Le protezioni, nel frattempo, costano tantissimo perché l’onda anomala della liquidità ha anestetizzato la volatilità.

Brendan Lardner, active fixed income portfolio manager di State Street Global Advisors

Il tono dell’annuncio potrebbe essere interpretato come leggermente accomodante, dato che non è stata fornita una data definitiva per la fine programma di acquisto dei titoli e la BCE ha tenuto sotto controllo le attese in merito a un rialzo dei tassi di interesse grazie alle proprie indicazioni prospettiche (forward guidance), secondo le quali l’aumento dei tassi avverrà solamente alla fine del programma di acquisto di bond. Trattandosi dello scenario ritenuto più probabile dai mercati prima del meeting odierno, ci sarà probabilmente una reazione moderata nei mercati dei tassi sovrani dei paesi core dell’Eurozona e lo stesso avverrà per il tasso di cambio dell’euro. Il tapering relativamente più lungo dovrebbe fornire un certo sostegno agli asset con rendimenti più alti, come i titoli sovrani dei paesi periferici e il credito corporate.

Léon Cornelissen, Capo Economista di Robeco

La Banca centrale europea ha nel complesso adottato un posizionamento prudente, in linea con le attese. L’obiettivo di Francoforte è senza dubbio quello di dare una chance alla crescita e quindi preferisce eccedere in prudenza. Non si tratta certo di una sorpresa, ma i mercati hanno reagito in maniera positiva. La strategia della BCE di annunciare il processo di tapering senza impattare negativamente sul mercato ha di fatto funzionato correttamente.

Marco Vailati, Responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda

Le azioni beneficeranno dalla conferma della forza del ciclo. Le obbligazioni beneficeranno dal chiarimento dello scenario che ora prevede il permanere almeno fino a settembre 2018 di acquisti della Bce che, anche se ridotti, saranno tali che il flusso netto di emissioni governative sarà negativo in eurozona. L’euro non beneficerà di rialzi tassi a breve e potrebbe perciò correggere parzialmente il recente veloce apprezzamento fatto nell’aspettativa di questo meeting, ma tale correzione sarà limitata dalla progressione della crescita economica.

Yves Longchamp, Head of research Ethenea

Questo non è il tapering. È soltanto una ricalibrazione del programma di quantitative easing della BCE. Diversamente da quanto ci si aspettava, Mario Draghi non ha fornito molte nuove indicazioni sulla politica monetaria della BCE. Ci aspettavamo una data per la fine del QE che non è però arrivata. Draghi ha fatto una relazione molto accomodante. La forward guidance della BCE non cambia. La domanda chiave resta quando avverrà il primo rialzo dei tassi di interesse e ora sappiamo che non accadrà prima del 2019. Quindi siamo nella stessa identica situazione di prima.

Roberto Anedda, Direttore Marketing di MutuiOnline.it

Buone notizie per il settore dei mutui e per chi sia interessato all’acquisto di una casa nei prossimi anni: si potrà godere ancora per diverso tempo dello scenario favorevole che si è concretizzato in questi ultimi due anni, con tassi sui mutui vicini ai minimi storici e prezzi immobiliari ancora molto favorevoli.

I prezzi delle case sono infatti in calo ormai da dieci anni e si sono riportati su livelli mediamente più accessibili e convenienti, con acquisti agevolati proprio dall’ampia gamma di mutui a tassi minimi resi disponibili da tanti istituti bancari.

Considerando le durate dai vent’anni in su, le più richieste per i mutui, i migliori tassi fissi si mantengono al di sotto del  2%, e i tassi variabili più convenienti si trovano tra 0,60% e 0,80%.

L’allungarsi dell’orizzonte per i tassi ai minimi sta quindi rendendo man mano più interessante il tasso variabile per una crescente quota di mutuatari, fiduciosi nella possibilità di poter massimizzare il risparmio sul finanziamento per un più lungo periodo di tempo e allo stesso tempo limitare nel tempo la futura variabilità della rata.

Come sempre, va tenuto presente che il mercato è certamente favorevole ma nel panorama delle offerte le condizioni proposte non sono tutte uguali, ed il differenziale tra i migliori tassi ed i più alti supera l’1%. Sembra una differenza di poco conto, ma su un mutuo medio da 120.000 euro comporta una spesa aggiuntiva per interessi di 700 euro all’anno. In altre parole, scegliere bene il proprio mutuo tra le tante offerte può permettere di risparmiare complessivamente dai 13.000 ai 20.000 euro.

 

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