Fomc, spiragli per rialzi a dicembre

a cura di State Street

A seguito del meeting del Federal Open Market Committee (FOMC), Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy per il Nord America di State Street Global Markets, Sophia Ferguson, senior portfolio manager per l’active fixed income and currency di State Street Global Advisors e Antoine Lesné, responsabile strategia ETF per l’area EMEA di SPDR ETFs (State Street Global Advisors), hanno così commentato:

Commento di Ferridge: “Come ampiamente atteso, il FOMC ha lasciato invariati i tassi di interesse e la dichiarazione di accompagnamento è rimasta sostanzialmente invariata, lasciando un ampio spiraglio per un rialzo a dicembre. Il mercato attualmente stima che le probabilità di un rialzo  dei tassi a dicembre si attestino oltre l’80% e l’ultima dichiarazione della Federal Reserve (Fed) avrà ben poche possibilità di cambiare tale percentuale. Sebbene i recenti dati sull’inflazione core PCE (Personal Consumption Expenditures) di settembre, pubblicati lunedì, siano ampiamente al di sotto del target Fed del 2%, attestandosi all’1,3%, il FOMC continua a concentrarsi sui bassi livelli di disoccupazione e sulle sue aspettative che questo dato porterà prima o poi inflazione salariale. Sembra, tuttavia, che ci vorrà un considerevole deterioramento dei dati, probabilmente già possibile con i dati sul mercato del lavoro che verranno resi noti venerdì, per dissuadere la Fed da una stretta monetaria a dicembre”.

Commento di Ferguson: “Dato che circolavano già da tempo notizie in merito alle possibilità di una riforma fiscale e speculazioni sulla nomina del nuovo Presidente della Fed, l’ultima riunione del FOMC del 2017 ha suscitato poco clamore.

La dichiarazione del FOMC non ha reso più netta la guidance della politica monetaria, ma allo stesso tempo i dati incoraggianti e la robusta guidance fornita dalla Fed durante il periodo tra un meeting e l’altro fanno presagire che il comitato sia ancora propenso ad alzare i tassi di interesse per la terza volta in un anno. Prima del meeting, il mercato stimava l’85% di possibilità di un aumento dei tassi a dicembre e per gli investitori il rialzo dei tassi a fine anno sembra una conclusione prevedibile, dato che la dichiarazione odierna offre agli investitori pochi motivi per mettere in dubbio tale valutazione.

La dichiarazione di accompagnamento ha ribadito che l’outlook economico è abbastanza bilanciato e i rischi di un’inversione di tendenza stanno diminuendo. Nonostante l’ulteriore calo del tasso di disoccupazione e la crescita della retribuzione media oraria, il tallone d’Achille della Fed è ancora l’inflazione, che resta persistentemente bassa: l’indice dei prezzi al consumo core di settembre (CPI) ha riportato il sesto calo inatteso nel giro di sette mesi.

Anche se la politica monetaria della FED non è definita a priori e i prossimi dati sull’inflazione saranno controllati attentamente, la mancanza di una forte ripresa dell’inflazione non dovrebbe impedire un ulteriore rialzo dei tassi a dicembre. La combinazione di condizioni finanziare decisamente favorevoli, crescita economica sopra le attese, tasso di disoccupazione al di sotto del tasso di disoccupazione di inflazione stabile (NAIRU) e la recente stabilizzazione dell’inflazione headline, anche se inferiore a quanto sperato, hanno contribuito a supportare la decisione del FOMC secondo la quale sono già presenti le condizioni economiche necessarie per poter proseguire nel ciclo di rialzo graduale dei tassi”.

Commento di Lesné: “Come previsto, il FOMC ha mantenuto la sua linea politica decidendo di non alzare i tassi di interesse, focalizzando l’attenzione sulla nomina del nuovo presidente della Fed. Riteniamo che a dicembre ci sarà un ulteriore incremento dei tassi di 25 punti base, visto che i dati economici sono favorevoli a questa decisione, anche se non si può dire lo stesso per l’inflazione. La direzione dei rendimenti potrebbe dipendere dall’annuncio del nuovo presidente della Fed. Per ora siamo leggermente sottopesati sulla duration poiché lo scenario è un po’ meno favorevole per i Treasury statunitensi e continuiamo a preferire il credito investment grade nell’attuale fase del ciclo economico, potenzialmente con esposizioni a scadenza media”.

 

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