“Trading Milan”: l’Italia si rafforza, e lo spread salirà solo leggermente con la fine del QE

E’ stata caratterizzata da un programma fitto la giornata di ieri “Trading Milan” dedicata all’asset maangement, organizzata da Global Investor Group con Borsa Italiana come partner e che ha avuto in FinanzaOperativa il media partner. Ivo Pezzuto, Professor of Global Economics, Global Scenarios, Innovation, and Entrepreneurship alla ISM Business School e all’ISTUD Business School in Italia, ha evidenziato i punti di forza del nostro Paese che sta faticosamente risalendo la china dopo anni di recessione e crescita anemica. Un +1,4% del Pil quest’anno (contro previsioni iniziali che si fermavano a +0,9%) e un rafforsamento dell’economia certificato anche da S&P che per la prima volta da anni ha alzato il rating sul Paese a BBB. Moody’s per ora non si è mossa, mentre la World Bank ha migliroato la posizione competitiva dell’Italia, dal 52° al 47° posto. Cresce l’export, il deficit si ferma al 2,1% e il debito rimane stabile. Certo, non mancano i problemi, ma con il 60% del debito italiano in mano a residenti, gli scossoni sulle obbligazioni italiane dovrebbero essere più limitate che in passato.
Nella tavola rotonda “Interest rate returns and the end of Quantitative Easing” moderata da Luca Barillaro si è poi affrontato l’impatto sul debito in europa della fine del Qe. Draghi, è vero, ha per ora lasciato aperto la porta sulal fine del QE e uno spread Btp-Bund a 140 bp è in linea con la media storica. Certo, probabilmente si alzerà un poco quando finiranno gli acquisti della Bce, ma va ricordato che nei sei mesi antecedenti l’avvio del QE, il premio al rischio si era ridotto. Senza contare che in ogni caso le Banche Centrali avranno comunque un occhio di attenzione ai debiti sovrani: nel corso degli ultimi anni, delle maggiori 10 economie al mondo, solamente Corea del Sud e Australia sono stati in grado di ridurre il proprio indebitamento. Il vero rischio, per gli investitori, è che ora, per riuscire a ottenere rendimenti, si continui a puntare su durate lunghe e su rating sempre più bassi.
 

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