Metalli industriali in discesa in vista di un possibile rallentamento della crescita dustriale in Cina

A cura di WingsParners Sim

I fattori di matrice geopolitica continuano a tenere in tensione sia le quotazioni dell’oro (malgrado le recenti stime indichino una domanda indiana ancora schiacciata quest’anno sui minimi settennali a seguito delle nuove tasse e regolamentazioni imposte dal governo) che quelle del petrolio, non troppo lontane dai recenti massimi malgrado i dati di ieri mostrino una produzione Usa a 9,62 milioni di barili, su base settimanale la più elevata mai registrata dal 1983.
Ben diverso il comportamento dei non ferrosi che continuano a sperimentare prese di beneficio dopo l’entusiasmo dell’LME Week; i dati su prezzi alla produzione (+6,9% contro 6,6% atteso) ed al consumo (+1,9% contro 1,8% atteso) in Cina sembravano inizialmente dare supporto al comparto, supporto che però è già svanito con nuovamente il rame (in are a 6.770 dollari per tonnellata) e nickel (12.200 dollari) a capitanare i ribassi.
A generare l’inversione di tendenza la generale sensazione di un rallentamento industriale in Cina ora che siamo entrati ufficialmente nella stagione invernale, elemento d’altra parte evidenziato dal calo nelle importazioni di metallo (quelle di rame sono scese a 330.000 tonnelata ad ottobre contro le 430.000 di settembre) che se mbrano indicare come i forti dati registrati nei mesi precedenti fossero essenzialmente ascrivibili al desiderio di fare magazzino da parte degli oper atori prima delle restrizioni imposte alla produzione.
Particolarmente interessante il comportamento dell’alluminio che avendo apparentemente fallito i consolidament o sopra quota 2.200$ sta lentamente ma costantemente perdendo terreno sulla scia del raffreddamento degli entusiasmi della speculazione, e questa mattina cede ancora circa l’1% portandosi sotto la soglia psicologica dei 2.100$/t.

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