Mercati, dopo otto anni di boom l'Europa raggiunge l'Italia

La cosa che faccio di frequente nel mio lavoro è di guardarmi indietro e dire cosa avrei potuto fare meglio e se nella situazione di quel dato momento rifarei oggi le stesse scelte. Di questo ne faccio tesoro per le decisioni future.
È un po’ come nelle teorie economiche dove in un certo contesto storico si può sostenere qualunque tesi (dal comunismo di impronta sovietica al capitalismo più sfrenato). Sarà il tempo a dire chi aveva ragione e chi torto. In sostanza abbiamo da un lato le idee e le parole e dall’altro la realtà dei fatti, dove nel tempo sono questi ultimi a smentire o a confermare le prime.

In questi giorni l’economia mondiale sta entrando in uno dei momenti più difficili della recente storia e nessun paese ne rimarrà immune.
Dire oggi recessione è una parola scontata, l’unico dubbio riguarda l’entità e la durata.

Anche il nostro Paese vedrà nel 2009 una contrazione del PIL più o meno in linea con gli altri paesi europei. Infatti, secondo le stime di fine gennaio della Commissione europea, quest’anno il prodotto interno lordo italiano si dovrebbe contrarre di circa il 2% contro una media europea del –1,9%. In particolare la Commissione prevede un –2,3% per la Germania e un – 1,8% per la Francia. In realtà tali stime sembrano un po’ ottimistiche, ma non è questo il tema di oggi.
Fino a qui poco male. In una fase economica negativa siamo rimasti in linea con gli altri paesi europei.

Se invece allontaniamo lo zoom ed andiamo a vedere la situazione da un po’ più lontano le cose cambiano pesantemente.
Con l’avvento della moneta unica, l’Europa ha conosciuto anni di vero e proprio splendore e credo sia giusto fare in questo momento di difficoltà delle importanti rilevazioni.

Se osserviamo ciò che è accaduto dall’inizio del 2001 a oggi lo scenario dell’attuale crisi economica cambia radicalmente aspetto.
La variazione aggregata del PIL dei paesi europei in questi otto anni e stata del +12%, dato di poco inferiore a quello statunitense (+16,5%).
Le cose sono andate più o meno bene anche nei paesi leader europei, quali la Germania con un +7,1% e la Francia +11,6%. L’unica eccezione tra le economie importati è l’Italia con un misero +3,3% (fonte Bloomberg).

In sostanza l’Europa è quindi cresciuta in media ad un tasso triplo rispetto al nostro.
È fin troppo evidente che una contrazione del PIL del 2% ha un’incidenza decisamente diversa sull’economia italiana rispetto al resto dell’Europa. Agli attuali tassi medi di crescita degli ultimi otto anni, per recuperare un calo del PIL del 2% all’Italia serviranno cinque anni contro l’uno e mezzo dell’Europa.

Dal 2001 a oggi sono otto anni abbondanti ed è un arco temporale sufficientemente lungo per far sentire gli effetti positivi di eventuali riforme. Invece, dal 2001 in poi il gap tra il PIL dell’Italia e quello dell’Europa si è allargato.
C’è da osservare che l’attuale Governo, sempre nel periodo considerato, è rimasto in carica per il 72% del tempo, ovvero 71 mesi su 99, un tempo più che sufficiente per iniziare a far toccare con mano ai cittadini i benefici delle promesse fatte.

di Alessandro Faccioli (WM Consulting, associato Assofinance)

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