L'Oracolo – La pubblicità che ci capisce

Immaginatevi il seguente scenario. Il timoroso Mario entra in internet e vede solo il rassicurante sorriso di Doris che gli propone investimenti tutti intorno a lui. Mentre a qualche isolato di distanza Piero, con la passione per il paracadutismo e i film splatter giapponesi, riceve notizie soltanto su investimenti speculativi in titoli azionari del mercato emergente paraguaiano degli stuzzicadenti cromati. Prospettive diverse, con bisogni diversi. E pubblicità differenti.

Seguendo un trend iniziato con la posta elettronica, Google ha lanciato la pubblicità basata sulle abitudini di navigazione degli utenti. Il beta test durerà per tutto il 2009. la notizia è apparsa sul Corriere della sera; la scommessa è valorizzare l’aspetto maggiormente distintivo dell’advertising online: “La pubblicità può essere una fonte di informazioni interessanti, in quanto può mettere in collegamento chi cerca qualcosa con gli inserzionisti che offrono i prodotti e servizi a cui è interessato. Rendendo la pubblicità più rilevante possiamo creare maggior valore per tutti: gli utenti avranno pubblicità più rilevante per loro e si genererà quindi un ritorno più elevato per gli inserzionisti e per i publisher”, spiega Francesca Mortari, responsabile di YouTube e Google Display per l’Italia.

Sebbene allettato dalla prospettiva, incomincio a preoccuparmi. Conoscendo il mondo, in particolare quello maschile, mi immagino i monitor aziendali sommersi da tutto, fuorché da pubblicità finanziarie. E così magari capiterà che Carlo, volendo mostrare alla signora Luisa i rendimenti del fondo x cercandolo su Google, finirà involontariamente per presentarle i polpacci di Kakà, al rientro dall’infortunio di turno. Nell’ipotesi più innocente.

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