Un confronto con il 2005

a cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane BNP Paribas

La scorsa settimana abbiamo presentato a Parigi la nostra investment strategy per il 2018. La maggior parte degli investitori con cui ho parlato si è mostrata cauta riguardo alle previsioni sull’andamento dei mercati azionari a fine anno ed orientata a prendere profitto dopo un anno generalmente positivo. Ian Richards, equity strategist di Exane Bnp Paribas, ha una view piuttosto prudente per il 2018 e raccomanda di stare alla larga dai Cyclicals.

Considerando l’outlook economico, abbiamo sottolineato come la crescita globale dovrebbe rimanere solida per almeno la prima parte del prossimo anno. Durante il mese di novembre il nostro leading indicator per i flussi commerciali a livello globale è aumentato, migliorando le previsioni per il breve termine. La nostra previsione per la crescita del PIL a livello mondiale è del 3,9% nel 2018, ben al di sopra del 3,6% previsto dal consensus su Bloomberg. Tuttavia, non sembra esserci molto spazio per ulteriori accelerazioni e a nostro parere l’economia globale dovrebbe rallentare per il 2018. In particolare l’indicatore ELIT per la Cina, che tende ad anticipare il ciclo economico, si è ridotto leggermente. Inoltre, nella seconda metà dell’anno il forte momentum delle esportazioni asiatiche ha subito una graduale diminuzione.

Nell’attuale contesto di fine ciclo economico, riteniamo che la curva dei tassi statunitense dovrebbe appiattirsi per la fine del 2018. L’ultima volta che ciò è accaduto risale a 12 anni fa e la pendenza attuale della curva è simile a quella del maggio del 2005. Nonostante in quel periodo la curva dei tassi piatta non rappresentasse ancora un segnale della recessione, fu comunque un chiaro segno della maturazione del ciclo economico statunitense. Date le premesse, ciò di cui l’economia ha più bisogno in questa fase è la disciplina. Gli investitori mostrano crescenti preoccupazioni sulla struttura finanziaria che molte imprese hanno costruito approfittando del basso costo del debito, favorito in parte dalle banche centrali: questo potrebbe essere uno dei temi chiave per il prossimo anno.

Guardando al mercato del credito High Yield statunitense, il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato che i risk premium di mercato sono vicini ai livelli del 2005. Sarebbe bello avere una formula magica che preveda il comportamento del mercato del credito corporate ma, sfortunatamente, tali modelli sono poco affidabili e la maggior parte delle volte giungono a conclusioni completamente errate. Di conseguenza, siamo costretti a monitorare con attenzione i mercati del credito corporate senza sapere il momento preciso in cui il probabile sell-off inizierà. Ciò vuol dire che tali mercati potrebbero o continuare il loro rally nonostante la crescita della leva finanziaria degli ultimi anni, o subire un crollo nei prossimi mesi.

In conclusione, i primi mesi del 2018 saranno con molta probabilità i migliori del prossimo anno e la crescita mondiale non dovrebbe essere migliore delle attese. Infatti, l’ipotesi di partenza più affidabile è quella di un’economia in graduale rallentamento. Alcuni potrebbero obiettare sostenendo che le Capex sono ancora su livelli importanti. Infatti, i leading indicators dell’industria manifatturiera non suggeriscono alcun rallentamento negli investimenti aziendali, anche se quelli relativi al settore terziario sono meno incoraggianti. Una sorpresa spiacevole potrebbe giungere dai consumatori. Il potere d’acquisto delle famiglie verrà ridotto dall’aumento dei prezzi del petrolio previsto per il prossimo anno. In Europa, le previsioni sul consumo in Gran Bretagna sono negative, dato il tasso di risparmio estremamente basso, mentre la politica fiscale costituirà un freno ai consumi in alcuni paesi come la Francia. Florian Roger, Head of Asset Allocation presso Exane Derivatives, ritiene che il crescente divario tra Capex e consumi costituirà uno dei temi principali sul quale gli investitori dovranno concentrarsi nel prossimo anno.

 

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