L’analisi ESG mette le ali ai portafogli

A cura di Vicky Bakhshi, Head of Governance e Sustainable Investment di BMO Global Asset Management

 Quando i fondi etici erano ancora una novità, l’idea diffusa era che i fondi che incorporavano filtri ESG, in particolare quelli che seguivano una selezione fortemente basata su temi etici, dovessero necessariamente scendere a compromessi in termini di rendimenti. Oggi, invece, la discussione su questo tema è cambiata radicalmente.

Infatti, gli investitori stanno comprendendo sempre di più quanto i temi del governo societario, la gestione della forzadi lavoro e la sostenibilità ambientale abbiano ripercussioni dirette sui risultati finanziari delle società – e la storia è piena di esempi di società che hanno ignorato queste problematiche e ne hanno pagato le conseguenze in termini finanziari. Inoltre, i principali temi relativi alla sostenibilità come la riduzione delle emissioni di CO2, i cambiamenti demografici e la necessità di un consumo più attento e informato, offrono grandi opportunità a quelle società che si dimostrano in grado di intervenire su questi aspetti e fornire soluzioni ai problemi.

Evidenze empiriche e studi accademici costituiscono un ottimo punto di partenza per identificare quali siano le opinioni più recenti sul tema evidenziando in larga misura una positiva correlazione tra risultati ESG e societari. Quelle società che ottengono buoni punteggi su questi fattori di rischio generano livelli di alfa annualizzati fino al 6%. Questi studi tuttavia invitano a prestare molta attenzione a fattori immateriali – ovvero il “rumore di fondo” dei rapporti sulla sostenibilità – in quanto sembrano avere invece ripercussioni negative sulla performance.

Le argomentazioni a favore dell’utilizzo di fattori ESG a sostegno della gestione del rischio sono significative.

In primo luogo, la nostra esperienza diretta nell’analisi delle società per le nostre strategie sostenibili dimostra – ed è in linea con alcuni dei risultati citati in precedenza – che solidi risultati sul piano ESG sono spesso segnali di una società di buona qualità.

MSCI (2016)  ha studiato la relazione tra i dati ESG e la qualità dell’investimento e ha trovato una correlazione positiva statisticamente significativa. Laddove il processo di investimento comprende l’identificazione di società di qualità, quindi, il processo di ricerca ESG dovrebbe andare a supportare questo obiettivo. Bisogna ovviamente prestare attenzione per evitare una sopravvalutazione dei dati ESG data la correlazione che questi hanno con altri fattori (multicollinearità), soprattutto se si tratta di processi quantitativi.

Il secondo modo in cui i fattori ESG possono contribuire a generare alfa è attraverso l’identificazione di quelle società che riusciranno a generare valore offrendo soluzioni alle sfide imposte dalla ricerca della sostenibilità. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) delineati dalle Nazioni Unite e adottati da 193 governi sono per noi una linea guida per l’individuazione di queste opportunità.

Secondo la Business and Sustainable Development Commission (2017) , il raggiungimento degli SDG dovrebbe risultare in opportunità di investimento per 12.000 miliardi di dollari nei settori alimentari e dell‘agricoltura, città, energia e materiali, salute e benessere. I fondi tematici o focalizzati sull’impact investing sono posizionati favorevolmente per identificare quelle società con un posizionamento ottimale che gli permetterà di entrare in questi mercati in crescita.

Anche l’attività di engagement può rivelarsi un efficace strumento per sostenere lo slancio ESG. Tramite il controllo attivo – votando, comunicando con la società rispetto alle problematiche di sostenibilità e governance – gli asset manager possono migliorare il profilo ESG del portafoglio e, quindi, la qualità delle aziende in cui sono investiti.

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