La chiave di volta per i portafogli nel 2018 sarà “diversificare davvero”

A cura di Larry Hatheway, capo economista di Gam
Il 2018 segnerà un punto di rottura rispetto al 2017 considerato che ci aspettiamo utili più contenuti e una maggiore volatilità dei mercati. Perché questa prospettiva? In primo luogo, è dovuta alle valutazioni esagerate di azioni e obbligazioni sui principali mercati e, in secondo luogo, all’avvicinarsi della fine dello slancio statunitense, nonostante rimangano prospettive migliori per l’Europa e per i mercati emergenti. Il cambiamento del contesto macroeconomico dovrebbe inoltre portare nuove sfide, come una stretta del credito in Cina e una correzione delle politiche in Occidente. Date queste premesse, i mercati difficilmente beneficeranno nei prossimi dodici mesi delle condizioni favorevoli che hanno caratterizzato il 2017.
La politica monetaria occidentale sarà caratterizzata da una ulteriore normalizzazione, tramite una serie di tagli alle tasse negli Stati Uniti e una riduzione degli acquisti da parte della BCE. La speranza è che questi siano contenuti e non distruttivi. Se l’inflazione accelererà, tuttavia, la stretta monetaria farà altrettanto.
Anche in Cina la politica è in fase di correzione dopo un periodo di rapida crescita del credito che ha sostenuto il mercato immobiliare e gli investimenti in immobilizzazioni. Le autorità cinesi hanno già iniziato a ridurre l’espansione del bilancio, ed è quindi probabile un rallentamento della crescita del Paese nel 2018.
Il principale rischio al momento sembra appartenere alla sfera politica e geopolitica. Stiamo assistendo ad una serie di incertezze, tra cui la Brexit, le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, le tensioni nella penisola Coreana e in altre zone del globo.
Sullo sfondo aleggiano anche gli spettri di due sfide che non è più stato necessario affrontare di recente. La crescita globale potrebbe rallentare, soprattutto in Cina, con la stretta sul credito. Gli indici relativi al discostamento della crescita globale rispetto alle previsioni, inoltre, sono a livelli molti alti – situazione in cui solitamente raggiungono un picco e poi calano.
Va poi considerato il rischio legato all’inflazione, che attualmente non viene preso in considerazione da nessuno. I mercati sembrano compiacenti verso una possibile accelerazione dell’inflazione, ma con l’azzeramento del differenziale di produzione in Nord America, Europa occidentale e Giappone, c’è la possibilità che l’inflazione acceleri, un fattore che potrebbe mettere in difficoltà tutte le asset class.
Il 2018 probabilmente segnerà un cambiamento di posizioni di portafoglio per tutti gli investitori, e noi stessi stiamo intervenendo sui nostri. Negli anni recenti posizioni lunghe sull’azionario hanno permesso di beneficiare delle ampie riprese che hanno interessato diversi mercati azionari, ma anche della tranquillità di rendimenti obbligazionari in calo come parte di un portafoglio 60:40.
Tuttavia, crediamo che il tema principale per il 2018 sarà la diversificazione, ossia assumersi alcuni rischi sull’azionario, ove vi sia potenziale per generare utili (mercati emergenti, Europa occidentale e parte dell’azionario giapponese), creando in parallelo a queste esposizioni azionarie soluzioni alternative che non dipendano dai movimenti dei mercati azionari e obbligazionari per generare utili. Si tratta principalmente di strategie relative value e posizionamenti carry in alcune aree specializzate del credito. Crediamo che la vera diversificazione dei portafogli sarà fondamentale per il 2018.

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