Debito emergente, quadro macro favorevole

A cura di Maarten-Jan Bakkum, Senior Emerging Markets Strategist di NN Investment Partners
Dopo l’allargamento tra settembre e novembre, nelle ultime settimane i tassi e gli spread del debito dei mercati emergenti si sono nuovamente ridotti. Quasi la metà di questo ampliamento è stata recuperata, anche se non è chiaro che cosa abbia generato un clima di mercato più favorevole. I fattori endogeni relativi ai mercati emergenti sono infatti rimasti di supporto per tutto l’anno, e non sono stati la causa della correzione.
L’unica spiegazione credibile dell’aumento dei rendimenti del debito emergente a partire da metà settembre è il pricing della Fed. Sono infatti stati prezzati due ulteriori aumenti dei tassi, il che ha fatto apparire meno attraente l’attività di carry trade sugli emergenti e ha portato a modeste prese di profitto, sia nel debito in valuta locale sia in quello in valuta forte. Ma questo non spiega perché il debito emergente abbia recuperato una parte sostanziale di quanto perso nelle ultime settimane. Dopo tutto, le aspettative sui tassi della Fed hanno continuato a crescere. La view prevalente è che ci sia poca probabilità di un atteggiamento più restrittivo da parte della Fed, aldilà di quanto prezzato dai mercati quest’anno, e ciò probabilmente ha portato di nuovo gli investitori verso il debito emergente.
Negli ultimi mesi i rendimenti dei Treasury USA non si sono spostati molto, mantenendo viva la ricerca globale di rendimento, con il debito emergente che offre ancora rendimenti più interessanti rispetto ad altre categorie di credito. Nell’attuale contesto, gli investitori non sembrano avere molto a cuore il fatto che questi rendimenti siano vicini ai loro minimi da diversi decenni. Con rendimenti sui mercati sviluppati che dovrebbero rimanere bassi ancora a lungo, il carry trade negli emergenti sembra ancora una delle migliori strategie disponibili nel campo obbligazionario. Evidentemente, il rischio principale per i mercati del debito emergente è un cambiamento improvviso di percezione della politica della Fed.
Tuttavia, lo scenario di base sembra ancora positivo per il debito emergente. La Fed ha aumentato i tassi di interesse la scorsa settimana come previsto e ha lasciato invariate le sue prospettive sui tassi per i prossimi anni. Ci aspettiamo tre rialzi dei tassi dalla Fed nel 2018; il mercato ne ha prezzati due. Se il mercato dovesse prezzare un terzo rialzo in modo graduale, cioè ad un ritmo simile a quello degli ultimi mesi, ciò probabilmente non danneggerebbe molto il sentiment sul debito emergente. Ma qualora il mercato dovesse improvvisamente prezzare un’azione più rapida della Fed, il debito emergente potrebbe essere colpito duramente a causa del posizionamento consistente nell’asset class dopo anni di grandi afflussi.
Il debito emergente continua ad essere sostenuto da un buon quadro macro. Lo slancio della crescita rimane positivo, mentre gli squilibri esterni si sono notevolmente ridotti. L’inflazione continua a essere modesta, in leggero aumento rispetto al livello minimo del 2,6% di inizio anno, ma che difficilmente supererà il 4% nei prossimi trimestri. Inoltre, grazie ai migliori risultati di crescita e alle riforme in alcuni paesi, i bilanci hanno smesso di deteriorarsi e hanno persino cominciato a migliorare a livello aggregato.

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