Regioni e settori: sfoltire l’esposizione alle aree cicliche

A cura di Pictet Am
Il 2017 è stato decisamente positivo per le azioni in generale e per le aree cicliche in particolare. Dopo aver raggiunto i minimi a febbraio 2016, i titoli ciclici hanno sovraperformato gli omologhi difensivi del 35% in termini di capitalizzazione di mercato complessiva e, in base ai rispettivi P/E, scambiano a un premio del 20%, prossimo ai picchi precedenti.2
Questa sovraperformance è ascrivibile a molti fattori, tra cui l’accelerazione della crescita globale; tuttavia, le valutazioni di certi segmenti del mercato azionario sono salite ben oltre i livelli giustificabili dalle condizioni economiche. Nel complesso, le valutazioni dei titoli ciclici sono in linea con un livello dell’indice ISM manifatturiero USA pari a 65 (rispetto a quello attuale, 58,2) e con una crescita annuale del PIL di oltre il 4%. Alla luce della fiducia nell’economia ai massimi, dell’incremento dell’inflazione e della riduzione degli stimoli monetari, riteniamo che sia giunto il momento di ridimensionare l’esposizione ad alcune delle aree cicliche più onerose.
A tal fine abbiamo ridotto il posizionamento in tecnologia e industria (il settore più costoso della nostra griglia di valutazione), passando alla neutralità sulla prima e al sottopeso sulla seconda. Vediamo margini per rialzi più consistenti nei materiali, in particolare per quanto riguarda i titoli dell’estrazione mineraria, che scambiano a livelli interessanti.
Le altre posizioni di sottopeso riguardano i beni di prima necessità e i beni voluttuari; entrambi i settori sono onerosi e vulnerabili al previsto aumento dell’inflazione.
Per contro, confermiamo il giudizio positivo sull’energia, grazie al rimbalzo del prezzo del petrolio, e sulla finanza, che presenta buone valutazioni e bilanci in miglioramento.
Dal punto di vista regionale, l’eurozona continua a offrire opportunità migliori rispetto agli USA. La crescita economica in Europa si attesta ben al di sopra della media a lungo termine, l’inflazione è ancora relativamente bassa e gli utili avanzano del 10% annuo. Poiché le piazze azionarie non riflettono ancora completamente tali fattori, potrebbe esserci margine per ulteriori guadagni, sia in termini assoluti che rispetto ai titoli statunitensi. Storicamente, l’eurozona tende a superare gli USA nell’ultima fase del mercato rialzista.
Ci piace anche il Giappone, dove la crescita degli utili societari è prossima ai massimi e le condizioni monetarie sono favorevoli. Sebbene il mercato presenti una quota consistente di titoli ciclici, questi sono relativamente convenienti rispetto agli omologhi globali, poiché scambiano a Prezzi/valori di libro contenuti (al di sotto di 2). Vale la pena notare inoltre che il Giappone è l’unico mercato azionario che offre un rendimento da inizio anno ancora al di sotto del tasso di crescita stimato dei profitti societari nel 2018.
Manteniamo un assetto neutrale sui mercati emergenti e preferiamo non ampliare l’esposizione a tali piazze, poiché le valutazioni sono meno giustificabili; l’America Latina appare particolarmente onerosa. Ci sono inoltre diversi rischi all’orizzonte, tra cui la possibilità di un radicamento del protezionismo negli USA, l’incertezza riguardo la formazione del comitato di politica monetaria della Fed e le tensioni geopolitiche relative alla Corea del Nord.

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